Il santo Regno di Shambala reca agli uomini un grande messaggio. Per
comprenderlo bisogna privarlo dall’esotismo che lo ricopre, degli abiti
tibetani e persino della dogmatica buddista tantrica che lo accompagnano. Se
l’esistenza del regno di Shambala fosse legata solamente all’insegnamento della
dottrina e all’iniziazione del Kalachakra , non si tratterebbe in
effetti che di un semplice studio su di un problema controverso, curioso in sé,
ma privo di alcun risultato pratico sul piano della vita spirituale. C’è invece
dell’altro.
Le opinioni differiscono
circa l’ubicazione del santo Regno; sotto terra, nelle grotte immense e
sconosciute, in una valle perduta e nascosta in qualche parte dell’Asia
centrale, o sui piani sottili che non possono essere raggiunti se non
attraverso vie sopranormali, sogni, visioni o con la morte. Ma Shambala E’, e
tutte le tradizioni buddiste lo affermano.
Lo Yogin che arrestò sull’Himalaya un pellegrino alla ricerca del
Regno dicendogli di non spingersi oltre perché Shambala risiedeva nel suo
cuore, poneva il problema in una dimensione completamente diversa e su un
diverso livello di coscienza. Vedendolo da questa prospettiva, tutto il
problema del santo Regno si modifica e si illumina di una nuova luce: Shambala
diviene così un Centro spirituale onnipresente e universale che interessa tutti
da vicino.
Se Shambala risiede nel cuore degli uomini, questa affermazione si
ricollega al concetto occidentale del Regno di Dio, nozione misteriosa e per
nulla esente da contraddizioni anche all’interno della stessa dogmatica
cristiana. Si tratta in effetti di una Realtà spirituale profonda ed universale
che supera e va oltre la mitologia
tibetana. Tutte le tradizioni asiatiche affermano l’esistenza di una presenza
spirituale vivente ed attiva sul piano sottile e che quest’ultima può avere un
messaggio da trasmetterci di valore universale e al di là delle tecniche
iniziatiche della disciplina particolare del Tantra.
L’estrema punta della
realizzazione del Divino è dello stesso ordine per tutti i mistici, “
qualunque” sia la religione che essi professano. Se i sentieri che conducono
alla Montagna Sacra sono diversi e a volte strani e tortuosi, la sommità è
unica. Le discussioni e le dispute teologiche circa i diversi sentieri sono
fastidiose ed inutili, perché ciò che conta è l’accesso all’apice luminoso e
puro che si erge nel Grande Vuoto, splendore indescrivibile che si deve cercare
di raggiungere nella libertà..
( cont.)
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