martedì 24 marzo 2015

Il Messaggio Universale di Shambala *





Il santo Regno di Shambala reca agli uomini un grande messaggio. Per comprenderlo bisogna privarlo dall’esotismo che lo ricopre, degli abiti tibetani e persino della dogmatica buddista tantrica che lo accompagnano. Se l’esistenza del regno di Shambala fosse legata solamente all’insegnamento della dottrina e  all’iniziazione  del Kalachakra , non si tratterebbe in effetti che di un semplice studio su di un problema controverso, curioso in sé, ma privo di alcun risultato pratico sul piano della vita spirituale. C’è invece dell’altro.  



 Le opinioni differiscono circa l’ubicazione del santo Regno; sotto terra, nelle grotte immense e sconosciute, in una valle perduta e nascosta in qualche parte dell’Asia centrale, o sui piani sottili che non possono essere raggiunti se non attraverso vie sopranormali, sogni, visioni o con la morte. Ma Shambala E’,   e tutte le tradizioni buddiste lo affermano.
Lo Yogin che arrestò sull’Himalaya un pellegrino alla ricerca del Regno dicendogli di non spingersi oltre perché Shambala risiedeva nel suo cuore, poneva il problema in una dimensione completamente diversa e su un diverso livello di coscienza. Vedendolo da questa prospettiva, tutto il problema del santo Regno si modifica e si illumina di una nuova luce: Shambala diviene così un Centro spirituale onnipresente e universale che interessa tutti da vicino.


Se Shambala risiede nel cuore degli uomini, questa affermazione si ricollega al concetto occidentale del Regno di Dio, nozione misteriosa e per nulla esente da contraddizioni anche all’interno della stessa dogmatica cristiana. Si tratta in effetti di una Realtà spirituale profonda ed universale che supera  e va oltre la mitologia tibetana. Tutte le tradizioni asiatiche affermano l’esistenza di una presenza spirituale vivente ed attiva sul piano sottile e che quest’ultima può avere un messaggio da trasmetterci di valore universale e al di là delle tecniche iniziatiche della disciplina particolare del Tantra.
L’estrema punta della realizzazione del Divino è dello stesso ordine per tutti i mistici, “ qualunque” sia la religione che essi professano. Se i sentieri che conducono alla Montagna Sacra sono diversi e a volte strani e tortuosi, la sommità è unica. Le discussioni e le dispute teologiche circa i diversi sentieri sono fastidiose ed inutili, perché ciò che conta è l’accesso all’apice luminoso e puro che si erge nel Grande Vuoto, splendore indescrivibile che si deve cercare di raggiungere nella libertà..
( cont.)




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