lunedì 24 febbraio 2014

Il simbolismo geometrico dello Yantra, 2°





 Lo Shri Yantra è lo yantra per eccellenza, come indica la parola shri, collegata al concetto di splendore e maestà e usata quale prefisso onorifico. La lettura di questo diagramma è estremamente complicata e difficilmente esauribile in tutti i suoi aspetti, perchè la purezza geometrica di questo yantra spazia dall’ambito cosmico a quello religioso, dal piano fisico a quello psichico, dal contesto metafisico a quello magico e favorisce il processo di visualizzazione mentale (dhyana) nello svolgimento della meditazione. Come scrive Henrich Zimmer:
“ Per quanto semplici e astratti possano sembrare questi diagrammi sono saturi di significato e si concludono totalmente in sé” senza il rinvio ad un'altra forma”.
La struttura dello yantra, considerata come il paradigma lineare del mandala, è  costituita da  una serie di  nove triangoli cinque con il vertice verso il basso e quattro con il vertice verso l’alto - in mezzo a numerosi cerchi concentrici ed inquadrati da un quadrato con quattro “porte”. I triangoli con la punta in basso simboleggiano lo yoni, vale a dire la Shakti; quelli con la punta in alto indicano il principio maschile, Shiva,   il punto centrale  “bindu” designa il Brahman indifferenziato. In altri termini, lo yantra presenta con simbolismo lineare  le manifestazioni cosmiche a partire dall’unità primordiale.


venerdì 21 febbraio 2014

YANTRA 1°

SRI YANTRA


 
 
Yantra, dalla radice sanscrita yam, significa “tenere” o “ sostenere” l’energia insita in qualsiasi elemento di natura fisica e psichica. Più propriamente yantra ha un significato specifico di “strumento”, “ congegno” e anche  “ meccanismo”, termini che denotano il compimento di un’azione e di una impresa. Infatti, yantra è usato per indicare azioni ed opere nei vari campi dell’astronomia, della medicina o dell’alchimia. Lo yantra si suddivide inoltre in due tipologie che, pur avendo la stessa struttura formale, sono diverse per quanto riguarda il loro utilizzo, e in parte, per le forme della loro rappresentazione. L’una è uno yantra strutturale di una immagine o icona della divinità (murti)  relativo al culto e alla  puja, cui viene dato il termine specifico di pratima, in genere composto con immagini figurative antropomorfe al suo interno; 
Maha Sri Yantra
 
l’altra è lo Yantra puramente lineare, privo di rappresentazioni figurative , in prevalenza usato nella meditazione rituale. Viene chiamato Sri Yantra “il più potente e il più splendido, detto anche Sri Cakra, e anche Nava-cakra per via dei nove circuiti racchiusi al suo interno. “ Yantra di tutti gli yantra” e “ Yantra beneaugurale”, nella tradizione induista è ritenuto il simbolo dell’Universo e della sua causa. 

 
Kali Yantra
 
 E’ il diagramma più utilizzato nella ritualistica tantrica e nella meditazione rituale, inteso da tutte le scuole tantriche come la più grande delle proiezioni geometriche dell’ordinamento del cosmo. Sul versante mistico simboleggia l’unione delle due massime potenze divine, il maschile ed il femminile, la coppia Shiva- Shakti che si “ fonde” nell’Uno, l’energia creativa che da vita al mondo manifesto.

Shiva e Shakti


 Prima parte

venerdì 14 febbraio 2014

Raccontarsi all' interno dell'armonia di un cerchio



Raccontarsi o tenere un diario all’interno del cerchio protettivo di un Mandala può essere un’esperienza divertente e liberatoria.
 La figura  geometrica circolare fungerà da contenitore di pensieri, desideri, ricordi e anche paure inconfessate.
 La scrittura si trasformerà nella forma  con cui daremo corpo alle nostre emozioni  e  le parole potranno diventare colori.




Scrivere non dovrà obbedire al rigore dell’alto, basso o destra/ sinistra, del punto e accapo.
Il nostro mandala potrà trasformarsi in un mantra di buon augurio, o in un deposito di brutti ricordi da dimenticare .
Lo potremo conservare come si fa con i diari, certi che nessuno – e neanche noi dopo poco tempo – riuscirà a decifrare ciò che abbiamo scritto.
Se ci dedicheremo con passione ai nostri  diari circolari scopriremo  ben presto il loro potere terapeutico,
proveremo gioia,  sollievo, ci sentiremo più leggeri  e rasserenati come dopo aver confidato i nostri segreti ad un amico fidato e saggio

  
Potremo decidere di eliminare con il fuoco il cerchio  dentro cui abbiamo riversato le nostre  paure  e i nostri tristi ricordi;  strappare ed affidare al vento  o ad acque profonde il cerchio  a cui abbiamo affidato le nostre speranze e i nostri ricordi. 

 Irene faro


martedì 11 febbraio 2014

Il Labirinto di Doris



Il labirinto nasconde un tesoro, ma non lo occulta, invita piuttosto ad intraprendere un percorso, contorto e difficoltoso per poterlo raggiungere e conquistare. 


Il labirinto  è un cammino iniziatico dai tempi lunghi e solenni, tempo sacro oltre che luogo sacro

Workshop sul Mandala: " Percorrere il proprio labirinto per arrivare al centro del cuore"


Il Labirinto della cattedrale di Lucca




Il tracciato del labirinto posto nel lato più piccolo della cattedrale di Lucca dedicata a San Martino è difficile da scoprire.E'  volutamente nascosto quasi a sottolineare il suo enigmatico simbolismo.
E' accompagnato da una scritta: " Questo è il labirinto costruito da Dedalo cretese dal quale nessuno che vi entrò potè uscire, eccetto Teseo aiutato dal filo d'Arianna." 
E' sicuramente un tracciato misterioso ed  allegorico, essendo il vagare nel labirinto un vagare nel buio. Al fedele, che con un dito ne percorreva l'intricato percorso verso il centro, voleva ricordare che la strada della vita  è un labirinto alla ricerca della strada del risveglio.



venerdì 7 febbraio 2014

Labirinto 2°

Il Labirinto di Arianna
Atelier sul mare
Fiumara d'arte Messina

Dai giardini pensili di Babilonia agli horti romani ai boschi sacri dei Druidi, fin dai tempi più antichi l’uomo ha pensato l’architettura dei giardini intesi come un vero e proprio “spazio magico”. Oggi noi moderni solo a fatica possiamo intuire, in parte, il suo significato profondo: per noi uno spazio, vegetale o architettonico, è “magico” quando produce nel nostro animo sensazioni arcane di mistero, quando tocca certe corde dimenticate del nostro senso estetico o vagamente religioso.

Per gli antichi, così come per le culture tradizionali, uno spazio è “magico” nel senso pieno e letterale del termine, quando viene concepito e realizzato per fungere, in base a precise caratteristiche strutturali e funzionali, quale luogo d’incontro tra l’umano e il divino. È quindi sinonimo di spazio “sacro” (da sacer che significa consacrato a una divinità, ma anche offerto come vittima e perciò maledetto, esecrando, abominevole, infame, ed ha, quindi, una doppia valenza), di luogo della ierofania: la rivelazione del divino. Con questa sfumatura di differenza. Che il “magico” implica una operazione teurgica, una consapevole operazione per catturare e imbrigliare un potere supernaturale ad opera di un sapere esoterico e tradizionale considerato, anch’esso, di origine superiore all’umana, e del quale il sacerdote-mago è in fondo un depositario temporaneo e condizionato, non un padrone assoluto (con l’unica, vistosa eccezione della magia nera).

Se questo è vero; se lo spazio magico-sacrale del giardino nasce come tentativo per propiziare il ristabilimento di un “ponte” fra il piano terrestre e il piano astrale-divino (si ricordi che “pontefice” viene appunto da pontifex: colui che getta un ponte), il tutto nella prospettiva olistica di un cosmo vivo in cui nulla è inerte, nulla è seprato e trascurabile: ecco allorache nel Labirinto, figura architettonica magico-sacrale per eccellenza, culmina e trionfa il progetto esoterico di un rinnovato sposalizio tra le forze umane e superumane, celesti.

Quando noi percorriamo i viali armoniosi e ordinati di un giardino costruito secondo i dettami di questa sapienza antichissima, ne ritraiamo una indimenticabile sensazione di pace, di serenità, di equilibrio, e al tempo stesso avvertiamo una indefinibile atmosfera di sospensione e di attesa che, nel caso del labirinto vegetale, evoca talvolta la dimensione del numinoso, ma anche, al limite, del pauroso e del tremendum.



giovedì 6 febbraio 2014

Labirinto 1°

Il Labirinto di Azzurra
 

l labirinto rappresenta prima di tutto un percorso, un sentiero dentro e fuori di sé, un cammino da compiere alla ricerca di se stessi,  alla ricerca del mondo intero.
Simbolo antichissimo e ripreso da ogni cultura, il labirinto nasconde un tesoro, ma non lo occulta, invita piuttosto ad intraprendere quella via, contorta e difficoltosa, per poter raggiungerlo, quel tesoro. Per trovarlo occorre uscire dagli stereotipi della comune percezione.    L’uomo non iniziato, ancora completamente chiuso nei propri schemi mentali, è intrappolato in un labirinto, ed incapace di vedere il percorso. L’iniziato gradualmente può riuscire ad elevarsi e vedere la strada in maniera più chiara riuscendo a trovare la via verso il centro.
La psicologia moderna, soprattutto junghiana, ha riscoperto questa antica forma di sapienza sotto la forma dell’inconscio collettivo. Il labirinto, allora, non è un semplice gioco della fantasia ma un potente archetipo, un simbolo ancestrale radicato in una verità primordiale che sfida qualsiasi evoluzionismo biologico e qualsiasi riduzionismo materialistico. Il Labirinto torna così ad essere per noi moderni, come lo era per gli antichi, il simbolo di un lungo e difficile cammino d’iniziazione, di una ricerca inesausta del “centro” (l’asse cosmico che non è un luogo materiale ma corrisponde a una sacra geografia interiore). Un vero e proprio mandala rimasto volutamente aperto, incompiuto

Il labirinto di Marinella

 Seminario sul Mandala   Febbraio 2014