venerdì 28 febbraio 2020

Il nero è difficile da ottenere...



Civerchio- San Nicola

Chimicamente il nero, il vero nero, è difficile da ottenere. In pittura lo si adopera in piccole quantità, ricorrendo a prodotti molto costosi, come lavorio calcinato  che da una tinta magnifica, ma carissima. Ciò spiega perché fino alla fine del medioevo è così poco presente nei quadri, specie su quelli di grandi superfici. Stranamente è stata la morale a dare una sferzata alla tecnica: sollecitati a fabbricare colori onesti, i tintori italiani alla fine del XIV secolo fanno progressi nella gamma dei neri, dapprima sulle sete, poi sui tessuti di lana. La Riforma dichiara guerra ai toni accesi e professa unetica dellaustero e dello scuro.

Carlo V in un ritratto attribuito a Tiziano

I grandi riformatori si fanno ritrarre in vesti che hanno il colore umile del peccatore. Il nero diventa allora colore di moda non soltanto per gli ecclesiastici, ma anche per i principi: Lutero si veste di nero; Carlo V anche.

Michel Pastoureau op cit.

Il Nero, l'enfant terrible....






Il nero  è l enfant terrible dei colori, distinto   pensiamo ai suoi aspetti negativi: le paure infantili, le tenebre e dunque la morte ed il lutto. Il nero è irrimediabilmente legato ai funerali, ai defunti, al peccato e, nella simbologia dei colori propri ai quattro elementi, è associato alla terra, ovvero allinferno, al mondo ctonio. 

E. Munch - Al capezzale del defunto

Ma cè anche un nero più pregevole, quello della temperanza, dell umiltà, dellausterità, quello che fu portato dai monaci ed imposto dalla Riforma. Cè un nero buono e cè un nero cattivo. Nelle società antiche si usavano due termini per qualificarlo: in latino, niger, che designa il nero brillante e ater ( da cui viene atrabiliare , che designa la bile nera ), che significa nero opaco, nero infausto. Questa distinzione tra brillante ed opaco era molto sentita e lo è ancora per i neri africani: una bella pelle deve essere più splendente possibile, dato che lopaco evoca la morte e linferno.
Quasi ovunque il nero resta associato alla morte ed allaldilà. In Asia pur se questo colore resta associato alla morte, il colore del lutto è il bianco .Per le religioni orientali il defunto si trasforma infatti  in un corpo di luce, un corpo glorioso, che si innalza verso linnocenza e la luce.
In occidente invece il defunto torna alla terra, ridiventa cenere, e dunque va verso il nero.
Già tra i romani lindumento del lutto era grigio, colore della cenere. Il cristianesimo ha coltivato questo simbolo: ha sempre associato il lutto allo scuro ( che poteva essere anche bruno, viola o blu cupo) . Ma fino al XVII sec. solo gli aristocratici potevano permettersi un abito di lutto, dato che il nero era molto costoso, solo lentamente questo colore sarà permesso alla povera gente.


Anche in politica il nero non è di buon augurio. La bandiera nera dei pirati significava morte. E stata ripresa nel XIX sec. dagli anarchici e ha sconfinato nel XX  nella bandiera fascista  e nazista e infine in quella dell'Isis. Il nero dellestrema sinistra si è congiunto con il nero dellestrema destra. Gli estremi finiscono sempre per incontrarsi.

tratto da : Michel Pastoureau - Il piccolo libro dei colori

giovedì 27 febbraio 2020

L'attrazione luttuosa del nero di Alberto Burri






Lartista che ha avvertito più di ogni altro lattrazione luttuosa del nero è Alberto Burri. Le parole scritte da Kandiskij riguardo al nero ,col loro accento di elegia funebre, valgono per le opere inesorabilmente nere di Alberto Burri.  Come un nulla privo di ogni possibilità, un nulla morto dopo la morte del sole ..come un silenzio eterno senza avvenire e senza speranza..Nel saccodi  Burri il Sole si presenta carbonizzato e della grande stella si slarga unicamente il buco scuro che si è formato dopo la sua estinzione. Ma si sa non è possibile guardare in faccia la morte. Come nello scontro con la Medusa, occorre accostarsi in maniera obliqua. Se Perseo si è servito dello scudo per specchiare il volto mostruoso della Medusa, Burri si serve della visione aerea. Dallalto ha organizzato la sua superficie fatale in modo da consentire il distacco e persino laccorata contemplazione. Ecco che scorgiamo la cavità nera del sole, attorno i crateri tondeggianti di un gruppo di stelle presentate nelle disparate fasi del loro spegnimento. Le tenebre di cui parla  lintroduzione del Vangelo di Giovanni si sono rinchiuse sul mondo.

Alberto Boatto, op. cit.



Nella natura il nero......




W:Blake - Lucifero
Nella natura il nero è il risultato di una combustione che arde e distrugge la magnifica pellicola dei colori. Quello che segue il tramonto del sole è la notte, lestinzione della luce, le tenebre: per questo evento quotidiano e nondimeno spettacolarmente cosmico, il passaggio fra il nero e la morte si presenta fatale e  nelloccidente ne diventa il simbolo per eccellenza. La scoperta dei buchi neri, questo stadio terminale nel processo catastrofico di collasso gravitazionale di stelle di grande massa, ha finito per iscrivere nelluniverso tale sanzione di morte. Con lavvento delle tenebre sulla luce ha avuto inizio, nellimmaginario degli uomini unardua discesa nelle regioni infere. E sempre nel suo cono dombra che hanno preso corpo le distinte concezioni e figure; loltretomba indefinito, pauroso e sfuggente degli antichi e luniverso pesantemente disciplinato dei cristiani, diviso fra lo splendore e loscurità, corrispondenti alle schiere degli eletti e a quelle dei dannati per leternità. Un luogo inafferrabile  del  remoto passato,   sostituito   oggi dalla nozione  vaga ed  essenziale
 dellinconscio, che conserva, anche se in astratto, gli stessi attributi di regione buia e sprofondante.
Nellimmaginario, spoglio di ogni rimando ad un oggetto determinato, il nero si presenta sotto laspetto di una macchia; ed è in questo profondo cono dombra che trovano radici i simboli dellerrore e del peccato.


W.Blake
E nell’ abisso nero che si trova la massima incarnazione delle paure umane, il principe dei demoni,      Lucifero, che è si        portatore di luce” - come proclama il suo nome- ma          di una luce    paradossalmente scura. In questa creatura infernale si riscontra la contraddittoria mescolanza di luce e di notte.               
La stessa antitesi contenuta nell’ immagine del Sole nero, un astro tropicale e nefasto che uccide con inesorabilità.

Tratto da : Alberto Boatto – Di tutti i Colori.



mercoledì 26 febbraio 2020

Nel principio Dio creò il cielo e la terra....






Nel principio Dio creò  il cielo e la terra,
Ma la terra era deserta e disadorna e vera tenebra sulla superficie delloceano
E lo spirito di Dio era sulla superficie delle acque Genesi 1: 1-2



Nella tradizione religiosa e  simbolica lidea delle tenebre non è ancora negativa e morale, ma ontologica. Segna gli oscuri inizi di ogni processo, la ricca fonte di energia  originaria che mette in moto ogni processo
Il principio primordiale, il principio di tutti i principi è avvolto nelloscurità e cromaticamente descritto come tenebre. In Genesi  infatti è scritto che, un attimo prima del fiat lux,le tenebre erano sulla faccia dellAbisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Quindi nella Genesi Dio non è inteso come luce, anzi, la luce è la sua prima creazione. 
Le cosmogonie egizie dominavano Nun questo spazio pre-creazione e lo descrivevano come infinito e buio: è oscurità uniforme, i suoi confini a sud, a nord, a ovest ed a est sono sconosciuti e la luce di Ba ( il sole) ne è assente si legge sul soffitto del cenotafio di Seti I ad Abydos.

Nut colei che da la nascita ed accoglie nella morte
Un poetico mito di creazione egizio narra che nel lago segreto Nun, in un luogo chiamato del grande lago, apparve da solo il Grande Loto. Aprendo i suoi petali il fiore rivelò il sole sotto forma di un bambino. Il bambino aprì gli occhi, separando in tal modo la notte dal giorno 
I caldei chiamavano Apsu il dio della procreazione e lo definivano labisso senza fondo, lInfinito addormentato nella propria infinità. Rappresenta il Nulla nella sua assoluta indefinitezza  delle concezioni orientali.
Alcune cosmogonie africane costituiscono uninteressante amplificazione di questi concetti; per Bambara e Dogon, per esempio la notte primordiale era oscura e nera, ma non per questo vuota: era un miscuglio in cui il bianco, il rosso ed il nero si amalgamavano fra loro in ununione che coinvolgeva non solo il colore, ma anche gli elementi primordiali e lo spirito della divinità.
Esiste dunque un nero fenomenico ( quello di cui noi facciamo quotidiana esperienza) ed un nero primordiale, onnicomprensivo che è archetipo del Principio espressione della dimensione totipotente delle origini, che contiene cioè in potentia tutto quanto verrà alla luce ed acquisterà esistenza.



Anche le teorie scientifiche moderne ipotizzano un buio totale prima del big-bang ed è significativo che,  in psicologia, alcuni psicologi parlino  del nero " come di una compressione concentrica che esprime lidea del nulla
Forse per questa ragione gli antichi immaginavano loscuro  vuoto primigenio come Caos. Ad esempio Esiodo dice che:
In realtà nacque prima il Caos,
dal Caos nacquero Erebo e Notte la Nera,
e dalla Notte, a sua volta, LEtere ed il Giorno. 
cont.



sabato 22 febbraio 2020

E come un nulla risuona dentro di noi il nero...



Kandisky

E’ come un nulla senza possibilità, come la morte del nulla dopo che il sole si è spento, come un eterno silenzio senza futuro e senza speranza, risuona dentro di noi il nero.
Da un punto di vista musicale si può paragonare a una pausa finale: dopo qualsiasi prosecuzione appare come l’inizio di un nuovo mondo, perché ciò che con questa pausa si è compiuto è terminato per sempre: il circolo è chiuso. Il nero è qualcosa di spento, come un rogo arso completamente. E’ qualcosa di immobile, come un cadavere che non conosce più gli eventi e lascia che tutto scivoli via da sé. E’ come il silenzio del corpo dopo la morte, dopo il congedo della vita. 
Esteriormente è il colore con minore suono: su uno sfondo nero qualsiasi colore, anche se ha un suono flebile, sembra forte e preciso.

Wassily Kandinsky - Lo spirituale nell'arte




Non soffermiamoci ad osservare il colore...



Colori-irenefaro

I mille colori di cui gli antichi dicevano fosse composto l’arcobaleno, il prisma di Newton, i tre colori dell’alchimia…qualunque sia il numero degli omnes colores, essi sono l’immagine della totalità nelle sue diverse manifestazioni: reale, esperienziale, psichica.   A tal proposito si può dedurre che ogni discorso sul simbolismo cromatico è un tentativo impotente di afferrare l’universale, di abbracciare  entro l’ orizzonte della conoscenza la totalità dell’anima. Ciò è come dire che l’ambizione a diventare consapevoli di tutto e del Tutto è doverosa e necessaria quanto la consapevolezza di non riuscirci mai.
Colori - irenefaro


Nel 1910 W. Kandisky scriveva che  il colore ha in sé una forza poco studiata, ma enorme, la quale può esercitare la sua influenza sull’intero corpo umano” Oggi questa forza è più studiata, ma non per questo meno sconosciuta.
Anche se ci stupisce la generica ed imprecisa organizzazione cromatica nella Grecia omerica, la nostra attuale capacità di discriminazione non è certamente il massimo. Infatti, se i colori coincidono con la coloritura affettiva ed emotiva della psiche, la differenziazione cromatica procederà di pari passo con la nostra differenziazione psichica. I colori come ha puntualmente precisato Magda di Rienzo “ sono la manifestazioni di archetipi” e la complessità dell’archetipo si sfaccetta nell’infinita gamma di sfumature che ogni colore assume.
Si può dunque immaginare quanto approssimata sia una riflessione su  colori isolati, mentre la ricchezza delle sfumature cromatiche è grandissima, forse infinita, e psicologicamente esprime effetti e significati diversissimi.  Dire, dunque, che un colore è caldo, che il verde è speranza, che il marrone è sporco non ha alcun significato, se queste espressioni non vengono riferite a precise gradazioni cromatiche.  Perché la sfumatura di ogni colore possiede una intrinseca caratteristica espressiva, si connette  a determinate aree di significati inconsci, attiva precise risposte emotive, motorie, ideative. Nell’empiria del quotidiano, ogni donna sa che il colorito del proprio volto modifica in funzione dell’abito che indossa. La storia del colore ha sempre fatto distinzione di significati quando contemplava un colore isolatamente o lo considerava accostato agli altri.

Colori-irenefaro


Anche se gli studi sul simbolismo non hanno ancora sviluppato la ricerca in questa importante direzione, gli studiosi più appassionati del simbolismo cromatico hanno invitato a “sentire” il colore; Goethe, come Steiner, Kandinsky pongono a fondamento delle loro osservazioni non tanto le misurazioni quantitative, quanto la sensibilità intuitiva, emotiva, estetica di percepire le evocazioni del colore, di cogliere dentro di se la risonanza emozionale che il colore sollecita.
Pertanto il trattare il colore dal punto di vista simbolico non può essere disgiunto dalle immagini.
Esse hanno lo scopo di essere evocative, stimolare stati d’animo, attivare ricordi, sollecitare l’immaginazione e l’immedesimazione. Tanto più s’avvicinano allo scopo, quanto più sono autenticamente degli stati d’animo visualizzati.

da: Widman , op cit.


Colori- irenefaro


venerdì 21 febbraio 2020

E' il meraviglioso un bene insostituibile...



Rose Claude Monet


Coltivare fiori, curvarsi per annaffiarli e per coglierli può apparire un’attività modesta e addirittura evasiva, in mezzo ai fuochi e alle detonazione del mondo. Ma non è certo né la dimensione del piccolo né la qualità dell’effimero a introdurre uno scarto che renda superficiale o ancor peggio inutile ed obsoleta tale attività. Il fiore preserva e alimenta un triplice ordine di valori: del colore, della bellezza, e della meraviglia.  Ed è il meraviglioso, oggi che lo abbiamo perduto da un pezzo, a costituire un bene insostituibile, perché è proprio il meraviglioso la fonte di ogni rapporto positivo con il mondo. 

foto  irenefaro


Una mente che divaga....






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David Gilmore ricercatore di Haward, specializzato nello studio della felicità, ha scoperto che una mente che divaga è una delle principali cause dell'infelicità. Spendiamo da svegli quasi il 50% del tempo in pensieri sconnessi, praticamente viviamo per qualcosa che è fuori di noi

da : Il Buddha in laboratorio - Dialoghi fra il Dalai Lama e la scienza sulla natura della mente
 ed Amrita

mercoledì 19 febbraio 2020

La nostra percezione visiva del colore......





La nostra percezione visiva del colore è mutata in profondità da quando ci troviamo, non già circondati, ma immersi nel mondo nel colore artificiale. Fra i colori naturali e quelli prodotti dall’industria non esiste continuità, ma differenza, scarto, distanza. La stessa differenza che separa un fiore di carta, o ancora peggio di plastica da un  fiore piantato nella terra e cresciuto al soffio aperto dei venti.



I colori industriali sono, nella loro essenza, colori piatti, privi di spessore e mancanti al loro interno di qualsiasi oscurità.
Sono colori che non suscitano alcun richiamo ad altre fasce sensoriali, a cominciare da quelle del tatto. Capovolte sono le qualità che incontriamo invece nei colori che scorgiamo nella natura: questa ci fornisce  un vasto e sontuoso assortimento di colori densi, profondi e che emanano, pur negli esempi più vivamente luminosi, delle “ ombre” che provengono da di “dentro”. Come accade in un colloquio intimo, e non già in un chiacchierata corrente, le voci  che vi prendono parte conservano anche una nota di silenzio.  In fondo, quando ci troviamo in presenza di un colore della natura, non ci limitiamo unicamente a guardarlo ma siamo spinti a toccarlo, a sfiorarlo con la punta delle dita. Dalla vista l’atto della percezione sconfina nel senso del tatto. I colori artificiali, anziché sollecitarla, sono portati a bloccare ogni compromissione tattile.



Negli spettacoli tv che oggi imperano e fanno testo, come lo facevano nel passato una processione, o una festa cittadina, negli sbriluccicanti varietà televisivi si sovrappongono flash, balenii provenienti da fitto parco di lampade. Più dei colori che trattengono l’occhio è uno scintillio rutilante, che arriva ad offuscare la vista. In questo sfolgorio  dimora l’ambigua ma centrale nota cromatica della nostra epoca.


tratto da : Alberto Boatto - Di tutti i colori