lunedì 7 aprile 2014

" Teoria e pratica del Mandala" di Giuseppe Tucci****



 Il Mandala nel corpo

Con il correre dei secoli il Buddhismo e l’Induismo accentuano entrambi  quell’introspezione psicologica  che già incontrammo negli albori della vita religiosa dell’India. Sul mandala essi proiettano il dramma della disintegrazione e della reintegrazione cosmica, rivissuta dall’individuo, solo artefice della propria salvazione, cioè del suo ritorno al Principio mediante il logos spermatikòs.
Ma se l’individuo è il personaggio che vive questo dramma e lo sperimenta e ne gode il frutto, non è forse possibile fare a meno del mandala e localizzare la simbologia che  esso raffigura  nell’individuo stesso?  Il salto era facilitato dall’ omologia del macro e del microcosmo, punto centrale dello Yoga…Il corpo non solamente è analogo all’universo nella sua estensione e nelle sue divisioni fisiche, ma contiene anche dentro di sé tutti gli dei… Allora il mandala esterno si trasferisce nel mandala interno, cioè nel corpo, nel quale i medesimi simboli del mandala vengono posti in corrispondenze analoghe. Il centro ideale del mandala è il brahmarandra, la cavità di Brahma all’apice della testa ove s’apre sushumna, il canale mediano che attraversa, lungo la colonna vertebrale, il corpo umano dal perineo a quella sommità: nella omologia cosmica questa colonna è il Sumeru, la montagna centrale dell’universo, sui cui fianchi sono disposti i vari piani celesti, così come nel corpo si differenziano i diversi centri a ruota ( cakra), passaggi obbligati del processo di reintegrazione. Come oltre la cima del Sumeru si stende lo spazio eterno, simbolo dell’altro piano, il non sansarico, il nirvanico, così, quando la reintegrazione è avvenuta, soppressa l’individualità illusoria, l’apparente si dissolve ipso facto nella purezza della coscienza cosmica che trascende la personalità…

 Giuseppe Tucci

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