mercoledì 4 marzo 2020

Il bianco non tollera impurità....



Particolare della trasfigurazione di Raffaello

Il bianco, esattamente come il nero il suo opposto, è un colore assoluto.
Non tollera alcuna impurità, alcuna ombra o sfumatura. Nella sua perfezione è addirittura un’astrazione.
Anche se non tutti furono d’accordo con la teoria di Newton che il bianco contenga tutti i colori e sia la sommatoria di tutti i colori, quest’osservazione è di importanza centrale  per comprendere il significato simbolico più caratteristico  del bianco, quello di colore assoluto, colore della totalità, cromatismo che assomma in sé tutti gli altri.
Il bianco porta con sé un sapore etereo, rarefatto, assoluto, luminoso che lo rende intrinsecamente partecipe all’immagine del divino e alle figurazioni simboliche del trascendente.
Il dio dei cristiani è raffigurato ancor oggi nelle sue candide vesti  di vecchio dalla barba bianca , assiso su bianche nubi; per la verità l’intera trinità cristiana è caratterizzata dal bianco: Dio Padre è un vecchio canuto. Cristo Risorto è in tunica bianca e lo Spirito Santo è una candida colomba. Nell’episodio della trasfigurazione quando Cristo si manifesta a tre apostoli nel suo aspetto divino, “ le sue vesti divennero bianchissime e splendenti..” Matteo 9,2-3
Il bianco quindi è il colore che esprime il divino in sé. Non è il colore di questo o di quell’ aspetto del  divino; E’ il colore stesso della divinità. Partecipano di questo colore tutti gli elementi che sono in relazione con le divinità bianche:  paramenti, animali sacrificali, abiti sacerdotali e tutti i sacramenti bianchi: pane e focacce, vittime sacrificali e assunzione di alimenti bianchi.
L’imbiancatura rituale dei templi con calce e con gesso è documentata nell’antichità e altrettanto lo è l’imbiancatura degli officianti con farina, latte, tinture, abiti. Sono anche bianche le vittime rituali offerte alla divinità. In India ancora oggi le vacche bianche sono sacre. Secondo una norma rituale universale agli spiriti malevoli si sacrificano vittime nere, agli spiriti buoni si sacrificano vittime bianche.


Il profondo legame del bianco con il divino e per estensione all’uomo fa di questo colore un elemento propiziatorio e protettivo nei confronti degli influssi malefici, un colore apotropaico per eccellenza.
Prima  ancora dell’alchimia medioevale Plinio considerava la draconite o “pietra di drago” come un potente contro veleno. Anche il giglio, simbolo mariano e simbolo dell’albedo alchemica era ritenuto tale e Jung riporta immediatamente questo aspetto simbolico al suo valore psicodinamico: esso non va inteso come sostanza chimica, ma come elemento evolutivo ed esistenziale, come il grado più elevato che la meditazione umana possa mai raggiungere”
Ne “Il Signore degli anelli”, quando Gandalf  il mago  bianco si manifestò nella pienezza della sua trasfigurazione, “ la sua capigliatura era candida come neve, e la sua veste bianca e splendente, gli occhi sotto le folte sopracciglia erano luminosi, penetranti come raggi di sole ed in mano aveva lo strumento del potere.  Curva, bianca, la vecchia figura brillava ora come se qualche strana luce vi covasse; era china sotto il fardello degli anni, ma custodiva una potenza superiore alla forza dei re”   
Tolkien op.cit.



Non diversamente apparve Bernardo, avvolto nelle candide vesti dei beati a Dante, quando questi giunse ai vertici della visione estatica del paradiso:
..e vidi un sene
Vestito con le genti gloriose  ( Paradiso XXXI, 59-60) 

tratto da Widman op. cit.



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