venerdì 19 giugno 2015

L'Universalità del Mandala: Sahasrara


Sahasrara, di irene faro



Il Sahasrara è la luna piena, senza il segno della lepre, risplendente come in un cielo chiaro. Emette i suoi raggi a profusione, ed è umida e fresca come nettare. All’interno, costantemente splendente come il lampo, è il triangolo, e all’interno di questo, di nuovo, splende il Grande Vuoto che è servito in segreto da tutti i Sura”
Il potere del serpente, Arthur Avalon

Sahasrara, il “ loto dai mille petali”

E’ localizzato alla fine della sushumna, per alcuni maestri nel mezzo del cervello per altri al di sopra del capo. Appare come un loto di colore bianco dai luminosi filamenti o petali multicolori. All’interno risplende la luna piena e vi è iscritto il triangolo in cui alberga il grande vuoto, origine e dissoluzione di ogni cosa, di cui tutti gli dei sono segretamente servitori.
Il Sahasrara chakra, il settimo e l’ultimo, al di sopra della testa, rappresenta l’apice della meditazione Kundalini: il punto dove  avviene l’unione finale del maschile e femminile, Siva-Sakti, le polarità che si fondono nell’uno; rappresenta il corpo sottile che ha raggiunto la luminosità e qui è l’istante in cui lo yogin, che si è realizzato, abbandona il mondo delle apparenze e raggiunge il nirvikalpasamadhi, che corrisponde alla pura coscienza non duale, infinita e libera.
Ramakrisna, un santo moderno, ci racconta come avviene il processo:

 Le sacre scritture parlano  di sette centri di coscienza. La  mente può dimorare in ciascun centro, ma quando è attaccata alle cose mondane resta nei centri inferiori ( all’ombelico, negli organi sessuali e nel retto). Finché dimora lì non ha ambizioni né visioni più elevate e resta immersa nelle passioni dell’avidità e della concupiscenza. All’altezza del cuore, il quarto cakra  è raggiunto quando la mente impara a dimorarvi, l’uomo ha il suo primo risveglio spirituale e si sente circondato di luce. Alla gola, il quinto, scompare ogni ignoranza. Il sesto centro, sulla fronte, la mente che lo raggiunge vede direttamente Dio giorno e notte, ma conserva ancora una traccia del suo ego. Infine nel settimo chakra, in cima alla testa, lo yogin realizza l’Assoluto, il samadhi: “ Allora l’uomo conosce il Brahman e vi si unisce

L'Universalità del Mandala, di Irene Faro

 

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