martedì 7 marzo 2017

Lo Yoga nella Bhagavadgita canto II, III, IV *





 Bhagavadgita

Canto II

60. perché per quanto l’uomo ispirato dalla saggezza si sforzi, i suoi sensi, che lo tormentano, ne trascinano a forza la mente.

61. bisogna dunque padroneggiarli, raccogliendosi e mantenendosi nella disciplina dello Yoga e badar solo a me. Colui che tiene i sensi in suo potere, è lui quegli che è “consolidato in saggezza.”

canto III

Il Beato Signore disse:

3. In questo mondo, te l’ho già detto, è lecito seguire una doppia vocazione, o eroe senza macchia; disciplina dei filosofi speculativi mediante il metodo della conoscenza, disciplina dei praticanti dello Yoga, mediante il metodo dell’azione.

7. Ma è colui che, padroneggiando i sensi mediante la mente, intraprende con distacco la pratica dello Yoga dell’azione, mettendo in opera le proprie facoltà attive, quegli eccelle fra gli asceti.

canto IV

18. Colui che sa vedere nell’agire il non agire e nel non agire l’azione, questi fra tutti gli uomini possiede la vigilanza della mente, quegli è unificato nello Yoga, quegli assolve tutti i suoi compiti.

41. Chi mediante la pratica dello Yoga ha rinunciato all’azione, chi mediante la conoscenza ha reciso i suoi dubbi, chi padroneggia se stesso, non l’incatenano gli atti.

42. Così dunque, con la spada della tua propria conoscenza, tronca questo dubbio nato dall’ignoranza che risiede nel tuo cuore, fa ricorso allo Yoga, disciplina pratica: in piedi o discendente di Barata.



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