venerdì 1 aprile 2011

Cos'è un Mandala




La forma più comune nella quale si presenta il mandala è una serie di cornici concentriche, che ospitano una struttura quadrata con quattro porte disposte a croce.

In questo schema geometrico si inseriscono divinità ed oggetti simbolici di varie forme. Le cornici circolari che racchiudono il mandala evidenziano le diverse trasformazioni coscenziali che il meditante deve realizzare per potere raggiungere l’illuminazione.

La prima cornice quella delle fiamme, simboleggia il fuoco purificatore della conoscenza che brucia i pensieri mondani e trasforma la mente;

la seconda, costituita da una serie di vajra, gli scettri di diamante, esprime la forza della determinazione e il coraggio nel perseguire il sentiero dell’illuminazione.

La terza cornice si articola in 8 “cimiteri” o luoghi di cremazione che indicano come gli stati di coscienza umana debbano essere annientati per acquisire la vera visione.

L’ultima cornice infine, una ghirlanda di fiori o di petali di loto, rimanda al cuore del praticante e attesta la pura devozione che lo anima, rendendolo degno di entrare nel palazzo del mandala.

Il palazzo è spesso raffigurato nel tracciato da cinque fasce di colori diversi che rimandano ai cinque elementi costitutivi dell’universo. Nelle mura si aprono, in direzione dei punti cardinali, quattro porte dette torana. Queste sono sormontate da numerosi oggetti: da parasoli che simboleggiano la regalità e la sacralità; da banderuole, che emergono da vasi considerati emblema di abbondanza e pienezza; da due gazzelle che inquadrano il dharmachakra, la ruota a otto raggi simbolo dell’ottuplice sentiero.

Le porte sono presidiate da divinità irate, pronte a scoraggiare i non iniziati dal penetrare all’interno. La presenza dei guardiani delle porte è una costante del mondo indiano, sia esso di cultura buddista o indù; la figura armata e bellicosa controlla la soglia, quel limite tra il sacro ed il profano che solo chi è degno può varcare senza pericolo. Ma un altro messaggio veicolano i guardiani: l’ingresso nello spazio sacro, sia esso un tempio o un mandala, corrisponde alla discesa nel profondo di se stessi, attraversando i luoghi tenebrosi che stanno oltre la soglia del conscio, pericolosi per i non iniziati che si trovano ad affrontare risvolti inquietanti ed oscuri della propria natura fino ad allora rimossi od ignorati.

L’area all’interno del palazzo del mandala viene ripartita utilizzando le tre forme geometriche del quadrato, triangolo, cerchio, da sole o in combinazione. Così la superficie del palazzo può presentarsi suddivisa in più quadrati, oppure articolarsi in una serie di quadrati concentrici, che andrebbero visualizzati in verticale, cioè come una serie di terrazze sovrapposte in ordine decrescente, secondo il modello architettonico dei templi più importanti del sud-est asiatico.

Tracciando le diagonali del quadrato, questo viene suddiviso in quattro triangoli isosceli; attorno al centro si possono inserire inoltre più cerchi di numero pari, in una disposizione a petali. La costruzione è sempre simmetrica e ospita in ogni spazio particolari divinità o forme del Buddha che lo presidiano.

Il palazzo evoca la regalità, connessa strettamente con la sacralità. Il sovrano è infatti garante dell’armonia, della pace e dell’equilibrio, che si attuano solo realizzando a livello umano gli ideali supremi dell’Essere.

Il termine chakravartin, “ signore della ruota”, si applica infatti sia al monarca giusto che all’ illuminato, entrambi vincitori del disordine, esteriore e sociale il primo; interiore e psichico il Buddha.

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