lunedì 28 gennaio 2019

In memoria di Thich Nhath Hanh




Chiamami con i miei veri nomi
Non dire che domani me ne andrò,
perché io arrivo sempre.

Guarda in profondità: io arrivo ogni secondo,
per esser un germoglio sul ramo a primavera;
per essere un minuscolo uccellino con le ali ancora fragili
che impara a cantare nel suo nido;
per essere un bruco nel cuore di un fiore;
per essere un gioiello che si nasconde in una pietra.
Io arrivo sempre, per ridere e per piangere,
per temere e per sperare.
Il ritmo del mio cuore è la nascita
e la morte di tutto ciò che è vivo.

Io sono un insetto che muta la sua forma sulla superficie di un fiume.
E io sono l’uccello che, a primavera, arriva a mangiare l’insetto.
Io sono una rana che nuota felice nell’acqua chiara di uno stagno.
E io sono il serpente che, avvicinandosi in silenzio, divora la rana.

Sono un bambino in Uganda, tutto pelle e ossa,
le mie gambe esili come canne di bambù,
e io sono il mercante che vende armi mortali all’Uganda.
Io sono la bambina dodicenne profuga su una barca,
che si getta in mare dopo essere stata violentata da un pirata.
E io sono il pirata, il mio cuore ancora incapace di vedere e di amare.

Io sono un membro del Politburo, con tanto potere a disposizione.
E io sono l’uomo che deve pagare il “debito di sangue” alla mia gente,
morendo lentamente in un campo di lavori forzati.

La mia gioia è come la primavera, così splendente che fa sbocciare i fiori su tutti i sentieri della vita.
Il mio dolore è come un fiume di lacrime, così gonfio che riempie tutti i quattro oceani.

Per favore chiamatemi con i miei veri nomi,
cosicché io possa udire tutti i miei pianti e tutte le mie risa insieme,
cosicché io possa vedere che la mia gioia e il mio dolore sono una cosa sola.

Per favore, chiamatemi con i miei veri nomi,
cosicché io mi possa svegliare
E cosicché la porta del mio cuore sia lasciata aperta,
la porta della compassione.

Thich Nhat Hanh


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