martedì 6 maggio 2014

L' attenzione conduce all'immortalità......





“ Chi sa scegliere tempo e luogo,
distinguendo il possibile dall’impossibile e riconoscendo i propri limiti,
avrà successo nella vita”  Buddha

 
Secondo un recente studio del “ Journal of Psychosomatic Medicin ” chi pratica quotidianamente la meditazione si ammala di circa il 50% in meno. In un campione di duemila meditanti, le malattie nervose e cardiache sono state inferiori dell’87% e i tumori del 55%; è stato anche dimostrato che, meditando regolarmente, si guarisce più rapidamente da disturbi respiratori, da ipertensione, da asma e da stress.
Questi dati non sono sorprendenti se si considera che ad esempio il Buddhismo propone la meditazione come metodo per giungere all’ “ estinzione della sofferenza, alla fine della malattia”…benché per  malattia si intenda nel buddhismo la vita stessa.  “ Alcuni cercano luoghi solitari” scrive Marco Aurelio “ in campagna, al mare o sui monti. ..ma tutto ciò è superfluo perché tu puoi, in qualunque momento, ritirarti in te stesso.”  Questo desiderio  di rientrare in se stessi, di ritrovare se stessi, è una spontanea disposizione meditativa, è lo stato d’animo più adatto alla meditazione.  Perché tutti i vari stati d’animo che la vita ci offre sono adatti alla meditazione, non esiste sentimento che non sia proficuo: la meditazione lavora per la vita e sulla vita.
L’importante è che si sia consapevoli dello stato d’animo con cui ci si siede e che lo si osservi attentamente, qualunque esso sia: scontentezza, gioia, rabbia, depressione, serenità, desiderio, delusione, attaccamento…

La meditazione ha il compito di riequilibrare le emozioni, non di spegnerle. Tutto è desiderio, tutto è passione, anche il desiderio di liberazione. Il potere della meditazione sta  piuttosto nel riuscire a costruire un “rifugio”, un’” isola di pace”, nel mezzo delle tempeste. Il Buddha usa l’a similitudine di “ una montagna che non può essere abbattuta dal vento”. E Marco Aurelio scrive che: “ la mente libera da passioni è una salda roccia: l’uomo non ha luogo più sicuro dove rifugiarsi ed essere inespugnabile”.


Per meditare non c’è bisogno di niente di esteriore, di nessun travestimento, di nessun cambiamento di abitudini. La meditazione si concilia con qualsiasi condizione lavorativa e sociale. Perché ciò che connota lo stato meditativo è una particolare forma di sensibilità, di ricettività, di attenzione; il primo effetto della meditazione è proprio il risveglio di queste facoltà. L’attenzione che era stata fin allora concentrata nelle attività contingenti si focalizza sulla dimensione spirituale della consapevolezza. E a questo punto tutto diventa meditazione:

Tamrabhadra, il XVI discepolo di Buddha. Parigi museo Guimet
 

L’attenzione conduce all’immortalità,
la disattenzione alla morte.
Gli attenti non muoiono,
i disattenti sono come già morti”
Dhammapada


tratto da " Manuale di Meditazione", Claudio Lamparelli- Oscar saggi Mondadori

irene faro

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