Particolare della trasfigurazione di Raffaello |
Il bianco, esattamente come il nero il
suo opposto, è un colore assoluto.
Non tollera alcuna impurità, alcuna ombra
o sfumatura. Nella sua perfezione è addirittura un’astrazione.
Anche se non tutti furono d’accordo con
la teoria di Newton che il bianco contenga tutti i colori e sia la sommatoria
di tutti i colori, quest’osservazione è di importanza centrale per comprendere il significato simbolico più
caratteristico del bianco, quello di
colore assoluto, colore della totalità, cromatismo che assomma in sé tutti gli
altri.
Il bianco porta con sé un sapore etereo,
rarefatto, assoluto, luminoso che lo rende intrinsecamente partecipe
all’immagine del divino e alle figurazioni simboliche del trascendente.
Il dio dei cristiani è raffigurato ancor
oggi nelle sue candide vesti di vecchio
dalla barba bianca , assiso su bianche nubi; per la verità l’intera trinità
cristiana è caratterizzata dal bianco: Dio Padre è un vecchio canuto. Cristo Risorto
è in tunica bianca e lo Spirito Santo è una candida colomba. Nell’episodio
della trasfigurazione quando Cristo si manifesta a tre apostoli nel suo aspetto
divino, “ le sue vesti divennero bianchissime e splendenti..” Matteo 9,2-3
Il bianco quindi è il colore che esprime
il divino in sé. Non è il colore di questo o di quell’ aspetto del divino; E’ il colore stesso della divinità.
Partecipano di questo colore tutti gli elementi che sono in relazione con le
divinità bianche: paramenti, animali
sacrificali, abiti sacerdotali e tutti i sacramenti bianchi: pane e focacce,
vittime sacrificali e assunzione di alimenti bianchi.
L’imbiancatura rituale dei templi con
calce e con gesso è documentata nell’antichità e altrettanto lo è
l’imbiancatura degli officianti con farina, latte, tinture, abiti. Sono anche
bianche le vittime rituali offerte alla divinità. In India ancora oggi le
vacche bianche sono sacre. Secondo una norma rituale universale agli spiriti
malevoli si sacrificano vittime nere, agli spiriti buoni si sacrificano vittime
bianche.
Il profondo legame del bianco con il
divino e per estensione all’uomo fa di questo colore un elemento propiziatorio
e protettivo nei confronti degli influssi malefici, un colore apotropaico per
eccellenza.
Prima
ancora dell’alchimia medioevale Plinio considerava la draconite o
“pietra di drago” come un potente contro veleno. Anche il giglio, simbolo mariano e
simbolo dell’albedo alchemica era ritenuto tale e Jung riporta immediatamente questo
aspetto simbolico al suo valore psicodinamico: esso non va inteso come sostanza
chimica, ma come elemento evolutivo ed esistenziale, come il grado più elevato
che la meditazione umana possa mai raggiungere”
Ne “Il Signore degli anelli”, quando
Gandalf il mago bianco si manifestò nella pienezza della sua
trasfigurazione, “ la sua capigliatura era candida come neve, e la sua veste
bianca e splendente, gli occhi sotto le folte sopracciglia erano luminosi,
penetranti come raggi di sole ed in mano aveva lo strumento del potere. Curva, bianca, la vecchia figura brillava ora
come se qualche strana luce vi covasse; era china sotto il fardello degli anni,
ma custodiva una potenza superiore alla forza dei re”
Tolkien op.cit.
Non diversamente apparve Bernardo,
avvolto nelle candide vesti dei beati a Dante, quando questi giunse ai vertici
della visione estatica del paradiso:
..e vidi un sene
Vestito con le genti gloriose ( Paradiso XXXI, 59-60)
tratto da Widman op. cit.
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