Maschera Buddhista - Parigi , Museo del Quai Branly |
Negli aspetti che
evocano l’assoluto, l’infinito, l’estremo, il bianco non può fare a meno di
evocare anche l’esperienza estrema dell’Io: la morte. Collocando il bianco nel
contesto dell’iniziazione ciò è inevitabile. Tutti i rituali iniziatici, di
fatto, parlano di un “morire alla vecchia vita” per risorgere a quella nuova.
Nel suo carattere di colore iniziatico , estremo, inappellabile, il bianco
dunque allude al tema della morte. L’iconografia cretese, greca, fenicia,
etrusca ed egiziana è ricca di immagini che raffigurano i defunti avvolti nel
lenzuolo funebre bianco.
Oggi il colore
funerario è il nero e del bianco non restano che esili tracce, nei crisantemi
bianchi del giorno dei morti e nella consuetudine di celebrare in bianco i
funerali dei bambini. Anche certi modi di dire, come “morti bianche” o “vedove
bianche”, testimoniano l’associazione fra la morte e questo colore.
Sembra quindi
ricorrente il fatto che, una volta divenuti spiriti e fantasmi, gli uomini
vengano immaginati di colore bianco; persino i vampiri, tentano invano di
nascondere sotto il mantello nero il bianco cadaverico del loro mortale
pallore. L’immagine stessa della morte,
quando appare denudata del nero mantello, assume l’aspetto di uno scheletro
biancastro.
In molte culture
africane gli animali sacrificati agli antenati che sono stati generosi e
caritatevoli devono avere un manto bianco e le offerte consistono di farina
bianca e di noci di cola schiacciate, anch’esse bianche. In queste culture il
bianco funerario sembra proteggere i morti dagli influssi malefici ed i vivi
dallo spettro della morte. Questo
contenuto simbolico sembra penetrare in
alcune credenze popolari che ritengono portatori di morte taluni animali
bianchi, ad esempio i cani. Colpisce la similarità fra questa superstizione e
quella che attribuisce analogo significato al gatto nero; questi due colori s’incrociano
e si alternano nel costellare i temi legati alla morte.
In questo carattere comune,
l’ assoluto, sta verosimilmente il tema simbolico che fa del nero e del bianco
colori funerari, nonostante la loro diversità percettiva. Essi sembrano la più
inconfutabile testimonianza di quanto sostenuto da due insigni studiosi , Heiss
e Halder, e facilmente riscontrabili negli esempi riportati:
“ nella simbologia dei
colori, a volte gli estremi si toccano.”
Scrive Jung che il
bianco come colore della totalità, della riunificazione, della completezza” è
figurazione simbolica che si addice anche al pensiero della morte come
realizzazione estrema della totalità”.
La realtà della nostra esistenza quindi ci confronta
puntualmente con l’esigenza del morire a certe forme di vita per rinascere ad
altre.
Accade ogni volta che consideriamo chiusa una determinata
esperienza e passiamo ad un’altra fase della nostra vita; ogni volta che ci
rendiamo conto che una relazione è morta ed affrontiamo il rischio di
intraprenderne una nuova, ogni volta che mettiamo in discussione convinzioni,
opinioni, idee di cui siamo stati convinti e siamo capaci di cogliere la
trasformazione dei tempi e di noi stessi.
Widmann op.cit.
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