Kalachakra 2014, foto irenefaro |
Il bianco è immagine di
quegli stati esperenziali emotivamente intensi e talvolta paragonati all’emozione
di trovarsi in vetta a un monte innevato, dove il candore ed il silenzio, la
luce e il bagliore, la nitidezza e la libertà si avvicinano a quel valore di
assoluto che è il carattere più proprio del bianco.
Quanti asseriscono di
aver fatto conoscenza ravvicinata di questo stato hanno sempre detto che questa
esperienza è sostanzialmente inesprimibile.
La tradizione buddista
narra che “un giorno Buddha era atteso da una gran folla riunita per ascoltare
uno dei suoi meravigliosi discorsi. Era un silenzio colmo di respiri, dove
respiravano l’attesa anche gli animali e gli alberi. Buddha pronunciò allora il
suo discorso: lo disse senza aprire bocca.
Tese verso la folla un fiore; nient’altro.
Tese verso la folla un fiore; nient’altro.
Alzò il fiore e lo
tese, nient’altro. E non solamente il discepolo Mahakassyapa, al quale il
Buddha donò il fiore, ma tutti gli uomini, tutte le donne, tutti gli animali,
tutte le piante, tutti compresero il discorso del Fiore; ogni essere vivente lo
capì a modo suo, come la sua mente e il cuore glielo suggerivano”
Narra la tradizione che era un bianco fiore di loto.
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