Sul piano allegorico il
bianco si traduce nell’aspirazione delle “tute blu” dei lavoratori di
trasformarsi in “colletti bianchi”; si esprime nella cultura dell’igiene e dell’
asetticità che fa emigrare i camici
bianchi dall’ambiente sanitario di
medici ed infermieri prima in quelli parasanitari dei terapisti, ottici…, poi
in quelli alimentari e in quelli estetizzanti di barbieri ed estetisti;
costella il culto della scienza nei camici bianchi dei ricercatori dei
laboratori di ricerca, dei programmatori di computer e culla sogni di
espansione interplanetaria vestendo di bianco gli astronauti. Questo colore
rappresenta il valore cromatico assoluto della civiltà industriale; è
ossessivamente reclamizzato dalla pubblicità ai nostri bucati, alla biancheria,
ai nostri denti, fino al parossistico “ bianco più bianco del bianco”.
Unitamente a questi prodotti e ai nostri valori culturali, esso si offre al
mondo come colore simbolo dell’evoluzione, del progresso e della civiltà.
Con l’avvento della
civiltà industriale il bianco ha conosciuto momenti di espansione trionfale.
Oggi è sinonimo di igiene e sterilità, è il colore sanitario per eccellenza, è
l’attributo cromatico obbligatorio in ogni situazione che si voglia qualificare
per la pulizia, l’igiene e la sterilità. Il bianco è imposto nella
denominazione stessa della “ biancheria” personale e di quella pubblica, negli
onnipresenti tovaglioli di carta, fazzoletti di carta, salviette di carta e in
tutto quanto intende presentarsi come puro pulito ed immacolato.
da C. Widmann- op. cit.
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