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I mille
colori di cui gli antichi dicevano fosse composto l’arcobaleno, il prisma di
Newton, i tre colori dell’alchimia…qualunque sia il numero degli omnes colores,
essi sono l’immagine della totalità nelle sue diverse manifestazioni: reale,
esperienziale, psichica. A tal
proposito si può dedurre che ogni discorso sul simbolismo cromatico è un
tentativo impotente di afferrare l’universale, di abbracciare entro l’ orizzonte della conoscenza la
totalità dell’anima. Ciò è come dire che l’ambizione a diventare consapevoli di
tutto e del Tutto è doverosa e necessaria quanto la consapevolezza di non
riuscirci mai.
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Nel 1910 W.
Kandisky scriveva che il colore ha in sé
una forza poco studiata, ma enorme, la quale può esercitare la sua influenza
sull’intero corpo umano” Oggi questa forza è più studiata, ma non per questo
meno sconosciuta.
Anche se ci
stupisce la generica ed imprecisa organizzazione cromatica nella Grecia
omerica, la nostra attuale capacità di discriminazione non è certamente il
massimo. Infatti, se i colori coincidono con la coloritura affettiva ed emotiva
della psiche, la differenziazione cromatica procederà di pari passo con la
nostra differenziazione psichica. I colori come ha puntualmente precisato Magda
di Rienzo “ sono la manifestazioni di archetipi” e la complessità
dell’archetipo si sfaccetta nell’infinita gamma di sfumature che ogni colore
assume.
Si può
dunque immaginare quanto approssimata sia una riflessione su colori isolati, mentre la ricchezza delle
sfumature cromatiche è grandissima, forse infinita, e psicologicamente esprime
effetti e significati diversissimi.
Dire, dunque, che un colore è caldo, che il verde è speranza, che il
marrone è sporco non ha alcun significato, se queste espressioni non vengono
riferite a precise gradazioni cromatiche.
Perché la sfumatura di ogni colore possiede una intrinseca caratteristica
espressiva, si connette a determinate
aree di significati inconsci, attiva precise risposte emotive, motorie,
ideative. Nell’empiria del quotidiano, ogni donna sa che il colorito del
proprio volto modifica in funzione dell’abito che indossa. La storia del colore
ha sempre fatto distinzione di significati quando contemplava un colore
isolatamente o lo considerava accostato agli altri.
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Anche se
gli studi sul simbolismo non hanno ancora sviluppato la ricerca in questa
importante direzione, gli studiosi più appassionati del simbolismo cromatico
hanno invitato a “sentire” il colore; Goethe, come Steiner, Kandinsky pongono a
fondamento delle loro osservazioni non tanto le misurazioni quantitative,
quanto la sensibilità intuitiva, emotiva, estetica di percepire le evocazioni
del colore, di cogliere dentro di se la risonanza emozionale che il colore
sollecita.
Pertanto il
trattare il colore dal punto di vista simbolico non può essere disgiunto dalle
immagini.
Esse hanno
lo scopo di essere evocative, stimolare stati d’animo, attivare ricordi,
sollecitare l’immaginazione e l’immedesimazione. Tanto più s’avvicinano allo
scopo, quanto più sono autenticamente degli stati d’animo visualizzati.
da: Widman , op cit.
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