L’artista che ha avvertito più di ogni altro l’attrazione luttuosa del nero è Alberto Burri. Le
parole scritte da Kandiskij riguardo al nero ,col loro accento di elegia
funebre, valgono per le opere inesorabilmente nere di Alberto Burri. “ Come un nulla privo di ogni possibilità, un
nulla morto dopo la morte del sole ..come un silenzio eterno senza avvenire e
senza speranza..”Nel “sacco”di Burri
il Sole si presenta carbonizzato e della grande stella si slarga unicamente il
buco scuro che si è formato dopo la sua estinzione. Ma si sa non è possibile
guardare in faccia la morte. Come nello scontro con la Medusa, occorre
accostarsi in maniera obliqua. Se Perseo si è servito dello scudo per
specchiare il volto mostruoso della Medusa, Burri si serve della visione aerea.
Dall’alto ha organizzato la sua superficie fatale in
modo da consentire il distacco e persino l’accorata contemplazione. Ecco che scorgiamo la
cavità nera del sole, attorno i crateri tondeggianti di un gruppo di stelle
presentate nelle disparate fasi del loro spegnimento. Le tenebre di cui parla l’introduzione del Vangelo di Giovanni si sono
rinchiuse sul mondo.
Alberto Boatto, op. cit.
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