mercoledì 19 febbraio 2020

La nostra percezione visiva del colore......





La nostra percezione visiva del colore è mutata in profondità da quando ci troviamo, non già circondati, ma immersi nel mondo nel colore artificiale. Fra i colori naturali e quelli prodotti dall’industria non esiste continuità, ma differenza, scarto, distanza. La stessa differenza che separa un fiore di carta, o ancora peggio di plastica da un  fiore piantato nella terra e cresciuto al soffio aperto dei venti.



I colori industriali sono, nella loro essenza, colori piatti, privi di spessore e mancanti al loro interno di qualsiasi oscurità.
Sono colori che non suscitano alcun richiamo ad altre fasce sensoriali, a cominciare da quelle del tatto. Capovolte sono le qualità che incontriamo invece nei colori che scorgiamo nella natura: questa ci fornisce  un vasto e sontuoso assortimento di colori densi, profondi e che emanano, pur negli esempi più vivamente luminosi, delle “ ombre” che provengono da di “dentro”. Come accade in un colloquio intimo, e non già in un chiacchierata corrente, le voci  che vi prendono parte conservano anche una nota di silenzio.  In fondo, quando ci troviamo in presenza di un colore della natura, non ci limitiamo unicamente a guardarlo ma siamo spinti a toccarlo, a sfiorarlo con la punta delle dita. Dalla vista l’atto della percezione sconfina nel senso del tatto. I colori artificiali, anziché sollecitarla, sono portati a bloccare ogni compromissione tattile.



Negli spettacoli tv che oggi imperano e fanno testo, come lo facevano nel passato una processione, o una festa cittadina, negli sbriluccicanti varietà televisivi si sovrappongono flash, balenii provenienti da fitto parco di lampade. Più dei colori che trattengono l’occhio è uno scintillio rutilante, che arriva ad offuscare la vista. In questo sfolgorio  dimora l’ambigua ma centrale nota cromatica della nostra epoca.


tratto da : Alberto Boatto - Di tutti i colori


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