La Ruota della Vita |
Tra il cerchio
esteriore delle stagioni umane e la doppia via bianca o nera si estendono i sei
regni dove l’essere deve rinascere in funzione dei propri atti corporali, della
parola e del pensiero.
Vediamo innanzi tutto,
al centro della parte superiore, il paradiso temporaneo degli dei, poiché anche
gli dei muoiono, là dove non è rispettato il richiamo del Buddha contro la
vanità dei piaceri. Talvolta, degli echi di lontane battaglie giungono loro dal
vicino impero dei Titani, che combattono duramente per soddisfare irreprimibili
ambizioni. Tra essi il Buddha porta la spada. Nella metà inferiore vi sono tre
spazi che è bene evitare: sono i luoghi lugubri in cui i cattivi spiriti si
accaniscono a moltiplicare i tormenti. A destra, vediamo mostri avidi torturati
dalla fame e dalla sete che non possono placare i loro desideri a causa di
difformità fisiche.
Il loro cielo è
tuttavia rischiarato da un Buddha che reca uno scrigno colmo di gioielli dello
spirito. Un po’ più in basso stanno i luoghi infernali, dove regnano fuoco e
ghiaccio per punire i colpevoli di cattive azioni compiute sotto l’influsso
dell’odio o della collera. Questo mondo spaventoso è sorvegliato da un accolito
del Signore della Morte, che valuta i pesi delle azioni di ciascuno. Il Buddha
qui è portatore di una fiamma, quella della speranza, poiché nessuna vita è
eterna.
L’ultima sezione
inferiore a sinistra è popolata da animali, schiavi del buon volere di altri
esseri, e il Buddha vi testimonia la sua
presenza con il libro. Tra questo regno animale e la sede degli dei sta lo
spazio degli uomini con tutte le loro diversità.
E’ all’essere umano che tocca in definitiva il maggior
privilegio, perché in tale caleidoscopio screziato all’infinito egli è il solo
a poter compiere scelte, ad ascoltare coscientemente l’insegnamento del monaco
mendicante che gli indica la via che conduce alla cessazione del dolore.
Risvegliandosi dal suo sogno, egli si libera da tutte le catene, d’oro e di
ferro. Ma è a lui che tocca l’impegno di camminare sul sentiero.
Fine
da: " Buddismo Tibetano, simboli di una tradizione" di Claude B. Levenson, Mondadori
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