Il Mandala nel corpo
Con il correre dei
secoli il Buddhismo e l’Induismo accentuano entrambi quell’introspezione psicologica che già incontrammo negli albori della vita
religiosa dell’India. Sul mandala essi proiettano il dramma della
disintegrazione e della reintegrazione cosmica, rivissuta dall’individuo, solo
artefice della propria salvazione, cioè del suo ritorno al Principio mediante
il logos spermatikòs.
Ma se l’individuo è il
personaggio che vive questo dramma e lo sperimenta e ne gode il frutto, non è
forse possibile fare a meno del mandala e localizzare la simbologia che esso raffigura nell’individuo stesso? Il salto era facilitato dall’ omologia del
macro e del microcosmo, punto centrale dello Yoga…Il corpo non solamente è
analogo all’universo nella sua estensione e nelle sue divisioni fisiche, ma
contiene anche dentro di sé tutti gli dei… Allora il mandala esterno si
trasferisce nel mandala interno, cioè nel corpo, nel quale i medesimi simboli
del mandala vengono posti in corrispondenze analoghe. Il centro ideale del
mandala è il brahmarandra, la cavità
di Brahma all’apice della testa ove
s’apre sushumna, il canale mediano
che attraversa, lungo la colonna vertebrale, il corpo umano dal perineo a
quella sommità: nella omologia cosmica questa colonna è il Sumeru, la montagna centrale dell’universo, sui cui fianchi sono
disposti i vari piani celesti, così come nel corpo si differenziano i diversi
centri a ruota ( cakra), passaggi
obbligati del processo di reintegrazione. Come oltre la cima del Sumeru si stende lo spazio eterno,
simbolo dell’altro piano, il non sansarico, il nirvanico, così, quando la
reintegrazione è avvenuta, soppressa l’individualità illusoria, l’apparente si
dissolve ipso facto nella purezza
della coscienza cosmica che trascende la personalità…
Giuseppe Tucci
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