.…Il mandala è una proiezione geometrica del mondo, il mondo ridotto
al suo schema essenziale, ma implicitamente, inverandosi, traverso l’identificazione
con il suo centro, la trasformazione del miste e così determinandosi le ragioni
prime dell’efficacia dell’opera che questi intende compiere, il mandala assume
in breve un più profondo significato: Esso restò il paradigma dell’evoluzione e
dell’involuzione cosmica, ma chi se ne serviva non fu più soltanto sollecito
di un ritorno al centro dell’universo, quanto piuttosto di un rifluire delle
esperienze della psiche alla concentrazione, per ritrovare l’unità della
coscienza, raccolta e non distratta, e per scoprire il principiuo ideale delle
cose.
Il mandala allora non è più un cosmogramma, ma un psicocosmogramma, lo
schema della disintegrazione dall’uno al molto e della reintegrazione dal molto
all’uno, a quella coscienza assoluta, intera e luminosa, che lo yoga fa
nuovamente brillare in fondo all’essere
nostro. L’esperienza suggeriva anche in questo caso delle
rappresentazioni analoghe. L’uomo pone nel centro di sé medesimo il principio
recondito della propria vita, il seme divino, la propria misteriosa essenza;
egli ha la vaga intuizione di una luce che brucia dentro di lui e che si
espande e propaga; tutta la sua personalità in quella luce si incentra e
intorno a quella luce si svolge…..
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