“Come si può vedere la bellezza dell’anima buona?
Ritorna in te stesso e guarda: se non ti vedi ancora
interiormente bello, fa come lo scultore di una statua che deve diventar bella.
Egli toglie, raschia, liscia, ripulisce finché nel marmo appaia la bella
immagine: come lui, leva tu il superfluo, raddrizza ciò che è obliquo, purifica
ciò che è fosco e rendilo brillante e non smettere di scolpire la tua propria
statua interiore, finché non ti si manifesti lo splendore divino della virtù e
non veda la temperanza sedere su un trono sacro.
… Se tu sei diventato completamente una luce vera, non una
luce di grandezza o di forma misurabile che può diminuire o aumentare
indefinitamente, ma una luce del tutto senza misura, perché superiore a ogni
misura e a ogni qualità; se ti vedi in questo modo, tu sei diventato ormai una
potenza veggente e puoi confidare in te stesso. Anche rimanendo quaggiù tu sei
salito né più hai bisogno di chi ti guidi; fissa lo sguardo e guarda: questo
soltanto è l’occhio che vede la grande bellezza.
Ma se tu vieni a contemplare lordo di cattiveria e non
ancora purificato oppure debole, per la tua poca forza non puoi guardare gli
oggetti assai brillanti e non vedi nulla, anche se ti sia posto innanzi un
oggetto che può essere veduto. È necessario, infatti, che l’occhio si faccia
uguale e simile all’oggetto per accostarsi a contemplarlo. L’occhio non
vedrebbe mai il sole se non fosse già simile al sole, né un’anima vedrebbe il
bello se non fosse bella.
Ognuno diventi dunque anzitutto deiforme e bello, se vuole
contemplare Dio e la Bellezza”
Plotino (Enneadi I, 6, 9).