Abbiamo
paura di essere esposti alla vita, di vivere in uno stato di innocenza, di
assoluta, incondizionata, vulnerabilità al nudo tocco della vita così com'è, e
di lasciare che le risposte vengano da sole.
Vogliamo
coltivare le resistenze, acquisire risposte sotto forme di esperienza,
immagazzinarle nella memoria, cosicché si possa aprire il cassetto o lo
schedario della memoria, riferirsi a esso ogni qual volta ci sia una sfida e
tirar fuori la risposta condizionata.
La
memoria è una specie di pareggio bancario. Come la gente vuole un saldo
bancario sotto forma di denaro, così vuole un saldo bancario sotto forma di
esperienza, indipendentemente dal fatto che si comprino, si prendano in
prestito o si rubino esperienze!
Avete
notato quanto è monca, sbilanciata la crescita nell'uomo? Egli ha raffinato il
cervello perdendo l'eleganza della semplicità; ha perso la capacità di guardare
le cose senza nessun movente, con innocenza, senza trasformare l'atto e
l'oggetto di osservazione in un mezzo volto a un fine.
L'eleganza,
la bellezza della semplicità e dell'innocenza sono perse per l'uomo.
Occorre
crescere verso la vulnerabilità, la tenerezza, la duttilità della meditazione e
allora soltanto l'uomo sarà degno del proprio nome. Siamo diventati monchi.
Ecco perchè c'è tanta schizofrenia. L'uomo vive in uno stato più o meno
nevrotico. Le nostre risposte sono inibite, le nostre percezioni condizionate.
Non c'è alcuna spontaneità nella vita. Soltanto un processo meccanico di
reazione in conformità con il condizionamento, la tradizione, le ambizioni, i
movimenti personali e così via.
La
bellezza dell'azione è perduta. La spontaneità è perduta. Perciò la meditazione
si è fatta importante per vivere oggi, per aiutare l'uomo a decondizionarsi,
per aiutarlo a vedere quanto sia diventato nevrotico e stimolare in lui il
desiderio di crescere in una dimensione della coscienza interamente nuova...(cont.)
Vimala Thakar
(tratto
dalla rivista "Yoga" n. 34, organo della Federazione Italiana Yoga.)
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