Bisogna
disilludere la propria mente su che cosa sia la meditazione. Essa non implica
alcuna avventura romanzesca. È un trascendimento del cervello condizionato. È
la crescita di una persona verso una dimensione della coscienza interamente
nuova dove l'esperienza di sé giunge a termine; dove per chi esperisce, la
coscienza dell'io, dell'ego è mantenuta in completa sospensione, in totale
acquiescenza; dove i confini spazio-temporali in cui la coscienza dell'io si
muove di momento in momento, si dissolvono nel nulla; dove la dualità giunge a
termine; e la frammentaria relazione di soggetto-oggetto con la vita viene
completamente a cadere.
A
meno che non si abbia l'urgenza di scoprire che cosa c'è al di là della mente,
di trovare ciò che è al di là del cervello condizionato, al di là di chi esperisce
e dell' atto di esperire, al di là dell' atto di osservazione e
dell'osservatore, del pensiero e di chi pensa, ciò che è al di là di spazio e
tempo, al di là di tutti questi simboli, al di là dei comportamenti cerebrali;
a meno che non ci sia l'innata passione di cercare di scoprire per conto
proprio, non si sarà equipaggiati per vivere la via della meditazione.
La
meditazione è un modo di vivere totale, non un'attività parziale o fammentaria.
Non
so se, a questo proposito, esista un punto di vista orientale od occidentale.
La vita non è né occidentale né orientale. La vita è semplicemente Essere.
Semplicemente è.
Vimala Thakar
traduzione
a cura di Mauro Bergonzi)
(tratto
dalla rivista "Yoga" n. 34, organo della Federazione Italiana Yoga.