L’uomo occidentale, probabilmente, innamorato
dell’idea di poter determinare e decidere individualmente ogni cosa in ogni
istante, ha ignorato i mandala così a lungo proprio perché essi gli mostrano
chiaramente il quadro della sua vita e la forte componente di predeterminazione.
Soltanto negli ultimi decenni, che hanno evidenziato quanto la nostra “società
di attivi” si scontri con i propri limiti, e inizi addirittura a essere una
minaccia per se stessa e per il pianeta, i mandala hanno ritrovato la strada
verso la nostra consapevolezza.
A scoprire la funzione guaritrice che i mandala
possono esercitare sulla nostra psiche fu Jung. La sua scoperta derivò dalla
sua stessa ricerca interiore. A trentotto anni Jung aveva rinunciato alla sua
carriera universitaria perché non sopportava la vita accademica. In quel
periodò iniziò a tenere un diario in cui annotava sogni, pensieri e schizzi.
Ogni mattina tracciava su un taccuino disegni circolari, seguendo il semplice
impulso. Jung osservò che i disegni cambiavano in dipendenza del suo stato
mentale. (cont)
op.cit.
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