Sull’Yoga del sesso – dalle Lettere di Sri
Aurobindo
“Non esiste errore più pericoloso dell’accettare
l’intrusione del desiderio sessuale e la
sua soddisfazione sotto qualsiasi forma considerandoli parte della sadhana.
Sarebbe il modo più sicuro per finire dritti dritti in uno scivolone spirituale
e per far precipitare nell’atmosfera forze che bloccano la discesa
sopramentale, lasciando scendere al suo posto potenze vitali avverse che
seminano confusione e catastrofe. Affinché la Verità si possa manifestare e
l’Opera possa compiersi, questa deviazione va decisamente respinta ed estirpata
dalla coscienza fin dal suo primo apparire.
Altro errore è supporre che basti respingere il
concreto atto sessuale e che invece la sua imitazione interiore faccia parte
della trasformazione del centro sessuale. L’azione dell’energia sessuale nella
Natura è un meccanismo che ha i suoi propri fini nell’economia della creazione
materiale ignorante. Ma la vibrazione dell’eccitamento vitale che le si
accompagna crea nell’atmosfera le condizioni più favorevoli all’irrompere di
quegli esseri e di quelle forze vitali che esistono al solo fine di impedire la
discesa della luce sopramentale. Il piacere che si associa alla sessualità non
è la forma vera dell’Ananda divino, ma una sua forma degradata. Il vero Ananda
divino nel fisico ha una qualità, una sostanza e un movimento assai diversi:
esiste essenzialmente in sé, e il suo manifestarsi dipende soltanto dall’unione
interiore col Divino. Voi parlate di
Amore divino; ma quando l’Amore divino tocca il fisico non smuove certo le
grossolane tendenze del vitale inferiore; assecondarle vuol dire respingere
l’Amore divino e costringerlo a tornarsene a quelle altezze da cui è già tanto
difficile farlo scendere nella pesante creazione materiale che lui solo può
trasformare. Cercate l’Amore divino attraverso la sola porta da cui è disposto
a passare: quella dell’essere psichico; e respingete gli abbagli del vitale
inferiore.”
L’Agenda di
Mére
IX – 1968 Pag. 37
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