venerdì 5 maggio 2017

Secondo il Samhkya e lo Yoga....





…Secondo il Samhkya e lo Yoga, prima viene il Purusa, poi la mente, poi i sensi ed ultimo il corpo. Nel corso della vita questa scala si inverte, e a poco a poco il purusa è lasciato sullo sfondo. Così il Purusa soggiace alla mente, la mente soggiace ai sensi , e i sensi al corpo. Questa è la situazione ordinaria. Lo scopo dello Yoga è di invertire questo processo e di restituire al Purusa il posto che gli compete. La vera qualità dell’essere umano è di essere guidato da quel qualcosa che ha la facoltà di percepire. Questo qualcosa è il Purusa. I problemi nascono quando lo perdiamo di vista o ne dimentichiamo completamente l’esistenza.
…Molti mi chiedono se insegno asana, e quando rispondo di sì commentano: “ Oh, allora è hatha yoga”. Se parlo degli Yoga Sutra, il commento è:” Ah, questo è Raja Yoga. Se invece commento i Veda, dicono: ”Ah, lei un mantra yogi”. Se dico semplicemente di praticare lo Yoga, non sanno dove collocarmi.  Molti vogliono applicare un’etichetta a tutto e tutti. Purtroppo, queste classificazioni hanno assunto un’importanza eccessiva e fanno credere che vi siano reali differenze tra le varie forme di Yoga. In realtà si tratta di un’unica cosa vista da diverse prospettive. Se seguiamo con tutto il nostro impegno una forma di Yoga, stiamo progredendo lungo tutti i cammini dello Yoga.
                          
“Tham yogam iti manyante sthiram indriya dharanam”
Si dice Yoga l’arte di tenere costantemente fermi i sensi
Katha Upanishad

Si ritiene che soltanto se si è praticato lo Yoga nella vita passata, lo si può praticare nella presente. In altre parole, per arrivare allo Yoga, deve già esistere nella nostra coscienza un’inclinazione, un desiderio o una nostalgia di esso. Tutto ciò di cui facciamo esperienza si imprime nella nostra coscienza. Ogni impressione genera un’attrazione o un’avversione per la ripetizione di quella esperienza. Ogni minima impressione si chiama samskara.
 L’attrazione o l’avversione che ne deriva si chiama vasana, che letteralmente significa fragranza. Tutta la nostra personalità si compone di queste innumerevoli fragranze. Per approfondire questo samskara, nel tentativo di progredire lungo il cammino dello Yoga, il discepolo deve praticare con maggiore diligenza, altrimenti non si formerà un’impressione. Patthabi Jois paragona il samskara o la vasana alla cottura dell’aglio in una pentola. Se si bolle per lungo tempo dell’aglio in una pentola, e poi lo si toglie e si lava la pentola, l’odore dell’aglio persisterà ancora a lungo in essa. Per cui un discepolo che nella vita passata sia stato un ingegnere americano e che in questa vita sia nato in una famiglia di bramini, avrà la mente attratta dall’ingegneria.....


T.K.V  Desikachar
Il cuore dello Yoga


Pag 33-159-167 

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