Scrisse Thomas Traherne, un sacerdote del XVII secolo: " Non godrai mai in modo giusto del mondo finché il mare non scorrerà nelle tue vene, finché non ti rivestirai del firmamento e ti coronerai di stelle, e finché non concepirai te stesso come unico erede del mondo intero e anche di più, perché ci sono altri individui che come te ne sono gli unici eredi".
"Eredi": è la parola perfetta. Da una prospettiva materiale siamo esseri cosmici. L'oceano scorre letteralmente nelle nostre vene, perché il sangue è praticamente identico all'acqua salata in cui si è sviluppato il nostro corpo animale. Allo stesso modo, gli atomi di calcio che compongono le nostre ossa e gli atomi di carbonio che costituiscono il 18 per cento del nostro corpo si sono formati miliardi di anni fa all'interno delle stelle che collassando in nane bianche e riesplodendo in supernove hanno scagliato quegli atomi nell'universo, dove unendosi ad altri elementi complessi hanno formato i pianeti che popolano il globo terrestri. Ma siamo anche esseri spirituali: eredi del Cielo. Il nostro retaggio materiale e il nostro retaggio celeste non sono separati, bensì sono avviluppati, come i due serpenti attorcigliati al caduceo. Da una prospettiva esterna, aristotelica, siamo "fatti" di terra. Da una prospettiva interna, platonico/ iniziatica, siamo fatti di argilla celeste: quella che i mistici persiani del dodicesimo secolo ciamavano " la terra del Cielo". Noi apparteniamo a entrambi questi mondi.
da " La Mappa del Paradiso" di Eben Alexander
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