Sanchi |
"Chi ha visto una volta il Borobudur e Sanchi difficilmente può sottrarsi all’impressione
che qui siano all’opera un atteggiamento spirituale o una concezione insoliti
per l’europeo, se non è già avvertito dalle mille altre impressioni della vita
indiana.” In quest’articolo Jung commemorava la morte di Zimmer a cui doveva la
conoscenza approfondita di alcuni aspetti della cultura indiana, soprattutto
dei miti e dei simboli antichi indiani e delle discipline dello Yoga e di altre
particolari pratiche religiose…… “Dio- scriveva Jung-“ è per noi europei il
signore dell’universo…abbiamo una religione dell’amore del prossimo…l’India
invece parla di dhyana, meditazione ed immersione, la divinità è nell’intimo di
tutte le cose e innanzi tutto nell’uomo, ci si volge dall’esterno
all’interno….Noi crediamo nel “fare”, l’indiano nell’immoto “essere….La nostra
pratica religiosa consiste nel venerare, adorare, glorificare; la pratica più
essenziale per l’indiano è invece lo Yoga, l’immergersi in uno stato che noi
diremmo incosciente, ma che egli vanta come la coscienza più alta”
…."Attraverso il dhyana, cioè l’immersione e l’approfondimento della
contemplazione, l’inconscio ha, come pare, preso forma. E’ come se la luce
della coscienza, avendo cessato di illuminare gli oggetti del nostro mondo
esterno sensibile, illuminasse ormai la tenebra dell’inconscio. "
Borobudur |
(C.G.Jung-La simbolica della spirito)
di Antonio Monroy
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