La fortuna
di invecchiare
Dio vuole che l’uomo lavori, o
meglio come precisa il testo ebraico “ che l’uomo coltivi” e, sottinteso,
“si coltivi”. Ma a dire il vero il
miglior modo di restare giovani non è proprio quello di non imparare mai ad
invecchiare?
Oltrepassare le porte che
conducono alle nostre regioni interiori, quelle stesse che paradossalmente
risultano tanto più aperte sull’infinito, costituisce un passaggio fondamentale
per chi sta per terminare il suo corso sulla terra. Là il tempo si cristallizza nella sua eternità
e lo spazio nella sua infinità. Tutto è soltanto vita e luce.
Ogni genere di morte svanisce,
ogni ombra si dissolve. In questo tempo senza limiti, aldilà di ogni orizzonte,
la nostra partecipazione alla creazione diventa evidenza.
Da quel momento siamo invitati a
cantare la gloria del creatore, la cui presenza si fa sempre più pregnante,
sempre più avvolgente.
Invecchiare allora diventa solo un
consapevole consenso che permette di penetrare tranquillamente gli arcani dell’universo
infinito.
Con l’avanzare dell’età, gli
eventi umani assumono tutta un’ altra colorazione . Si impregnano della
tonalità di una missione da compiere. Ognuno di noi può allora cogliere il
senso del proprio cammino e anche indovinarne il fine. Tutto si concentra sull’essenziale,
quest’essenziale sorgente di vita, flusso incessante di energia sul quale si
sintonizza il nostro pensiero, si modella la nostra mente, comincia a vibrare
la nostra anima, cancellando le costrizioni che la oscuravano, o per lo meno la
incupivano, l’annebbiavano.
L’anima diventa da questo momento
l’espressione della vita, capace di cantare
come quest’ultima, in risonanza con lei, e si mette a pregare
incessantemente, cosa per cui è fatta.
E ognuno sa che si fa tutto in
questo mondo per impedirglielo. Ma la sua natura è fatta per salmodiare. E’
fatta per questo e la sua sofferenza trae origine proprio dalla soppressione di
questo profondo anelito verso l’universo, verso il grande tutto a cui essa
appartiene.
Invecchiare significa dunque passare
oltre tutto ciò che tende ad ostacolare questa vibrazione dell’anima. Significa
raggiungere questo grado di saggezza in cui tutto diventa relativo rispetto
alle attività umane, tenendo conto delle loro verità. Significa raggiungere il
livello in cui si scopre il carattere futile di cose che pur sembravano indispensabili.
Significa vedere dissolversi tutto
quello che offusca la presenza di Dio.
Da “ L’orecchio
e la vita” di Alfred Tomatis – I Nani- Baldini & Castoldi
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