….La
preghiera non può allora essere concepita come separata o addirittura
antitetica ad una vita animata dal piacere, ma deve diventare essa stessa
principio di gioia e di piacere nell’esistenza umana, tanto da trasformare la
ita umana in una liturgia vivente e da fare un bene di ogni cosa esistente, se
vissuta in lode e ringraziamento a Dio, come indicato da S. Paolo.
La
preghiera non deve essere concepita come un momento separato rispetto all’iter
del processo di guarigione, ma deve progressivamente giungere a trasformare
interamente la vita dell’ammalato, sino a renderla una preghiera vivente.
L’efficacia
della preghiera nella guarigione sarà tanto maggiore, quanto minore sarà la
distanza fra il momento relazionale con Dio ed il comune modo di sentire della
propria esistenza.
La
vera e somma preghiera in definitiva è il Cristo che vive in noi,come indicato
da Paolo nella lettera ai Galati, momento questo in cui la distanza fra vita umana e
percezione divina si annulla,
traducendosi così in principio supremo di ogni guarigione.
Dott.
Paolo Lissoni, dott. Fernando Brivio, dott. Giusy Messina
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