venerdì 28 marzo 2014

Per saperne di più. " Teoria e pratica del Mandala" di Giuseppe Tucci



I mandala, queste complesse rappresentazioni simboliche dell'evoluzione e dell'involuzione cosmica e insieme delle forze della psiche, sono alla basa della gnosi indo-tibetana, buddhistica ed indù.
L'autore che è una delle più  grandi autorità  in questo fascinoso campo di studi, ha ricostruito, negli schemi essenziali, la teoria e la pratica di questi psicocosmogrammi che, rivelando l'arcano gioco delle forze operanti nell'universo e in noi medesimi, dovrebbero insegnare la via della reintegrazione della coscienza.

In alto, al centro, Giuseppe Tucci

Attraverso l'analisi chiara ed approfondita delle basi dottrinali del mandala, con la spiegazione del suo simbolismo e della sua liturgia, ed infine con la descrizione del mandala nel corpo umano l'Autore ha così rivelato, riferendo spesso anche la parola stessa dei testi originali, aspetti delle dottrine e delle esperienze filosofiche-religiose indo-tibetane  la cui conoscenza è fondamentale non solo per gli studiosi della filosofia e delle religioni orientali, ma anche per tutti coloro che si accostano con serietà allo studio del mandala.

                               Giuseppe Tucci  durante una spedizione nel Tibet occidentale



La parola sarà distrutta dalla parola...



La parola sarà distrutta dalla parola,
la spada dalla spada,
il Bene dal Bene .
La sapada squarcia, squarcia il Vuoto
ma la spada è spezzata
e il Vuoto strizza l'occhio.

Jung Kwung

giovedì 27 marzo 2014

L'Essenza dello Zen ***


 Il cerchio

 Shunryu Suzuki era a letto gravemente ammalato a San Francisco- Un discepolo andò a trovarlo e gli disse: " Roshi, dove ci incontreremo?" Le mani di Suzuki Roshi uscirono di sotto la coperta  con le palme unite e fecero un gassho. Poi tenendo ferma una mano, il maestro  tracciò nell'aria un cerchio in senso orario con l'altra mano. Poi ricongiunse le mani e fece un altro gassho






La grande Via non ha nessun cancello;
balza fuori dalla nostra testa.
Il cielo non ha nessuna strada:
esso entra  nelle mie narici.
Così ci incontriamo come i banditi di Gautama
o i mestatori di Linji. Ah!
Grandi case crollano,
turbina un vento primaverile.
Stupiti, fiori di albicocco
volano sparpagliandosi -rossi.
                                  Rujing






 da " L'Essenza dello Zen"  L'Aleph, Newton & Compton editori















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martedì 25 marzo 2014

L'Essenza dello Zen **



Il Cerchio della Via




  Sulla grande via dei patriarchi, c’è sempre l’insuperabile, continua pratica. Esso forma il cerchio della via e non è mai interrotta. In tutto il ciclo dell’ispirazione all’illuminazione, la pratica, l’illuminazione e il nirvana, non c’è nessuna lacuna; una continua pratica è il cerchio della via. Così stando le cose, la continua pratica è senza appoggio, non forzata da te o da altri. L’azione di questa continua pratica influisce su tutto il mondo delle dieci direzioni. Sebbene non sia avvertita dagli altri o da te stesso, è così. In questo modo, grazie alla continua pratica di tutti i Buddha e di tutti i patriarchi, la tua pratica è realizzata e la tua grande via si apre. La tua continua pratica crea il cerchio della via.   Dogen







L' Essenza dello Zen *



Il CERCHIO




Entriamo nell’oscurità, cerchiamo l’iniziazione, per sapere direttamente come le radici di tutti gli esseri siano legate insieme: come siano collegati a tutte le cose, come questo rapporto si esprima in termini di interdipendenza, e infine come tutti i fenomeni dimorino l’uno dentro l’altro. Si, le radici di tutte le cose sono collegate. Nella profondità dell’essere, si aggrovigliano e si uniscono. Questa nozione è espressa nel termine “non-dualità”.



 Se guardiamo in profondità, troviamo che non abbiamo un’identità separata, un Sé che non includa il sole e il vento, la terra e l’acqua, gli animali e le piante, e l’un l’altro. Non possiamo  esistere senza la presenza ed il sostegno dei CERCHI interconnessi della creazione: la geosfera, la biosfera, l’idrosfera, l’atmosfera e la sfera del nostro sole. Tutte queste sono connesse con noi; la nostra stessa esistenza dipende da ciascuna di queste sfere.    Joan Halifax




Tutto il corpo del monaco è presente nel grande cerchio.
L’occhio ed il vero volto di Xutang emergono da esso.
Il canto d’amore della cantante cieca
Delizia i fiori per diecimila primavere.
                                                  Ikkyu


da : "L'Essenza dello Zen"

domenica 2 marzo 2014

Il simbolismo dello Yantra 3°



Generati dal punto centrale, i nove triangoli evocano la scissione dell’Unità primigenia nei due principi del Samkhya definiti come “materia” e “spirito”, Prakrti e Purusha. I triangoli con il vertice verso l’alto simboleggiano anche lo spirito individuale e le sue energie vitali, quelli con il vertice verso il basso i cinque elementi grossolani, i cinque sottili, i cinque organi organi d’azione e i cinque di senso secondo l’ordine del Samkhya. Il  punto centrale o bindu rappresenta l’impulso, il desiderio primordiale che si manifesta nell’Unità indifferenziata come fremito e si condensa, rendendosi al tempo stesso vibrazione sonora. E’ questo il primo segno ad emergere sull’immota superficie del vuoto ed è come un seme che racchiude le infinite potenzialità dell’Essere. E’ la prima limitazione che l’Assoluto si impone ed è il preludio all’espansione del cosmo. Proprio questo continuo rimando alla dualità e al suo superamento sottende il percorso meditativo incentrato sullo Shri Yantra.


 Il gioco di intersecazione dei triangoli “narra” come l’informale abbia assunto forma e  come siano emersi in questa i principi enucleati nelle due grandi polarità Shiva e Shakti, ma soprattutto rimanda alla necessità di integrazione di questi due principi in un terzo che li inglobi e li trascenda. In tal senso scrive Gabriella Cella: “ Lo Shri Yantra diviene la rappresentazione dell’impersonale macrocosmo che non è né maschile né femminile, ma al tempo stesso si propone come mappa del microcosmo, dell’uomo che pure deve conoscere e superare la propria dualità per attuare la dimensione dell’unità…la lettura può essere effettuata partendo dal perimetro esterno per raggiungere il centro e viceversa. Nel primo caso sottolinea il processo di dissoluzione del fenomenico e nel secondo di emanazione…Colui che medita ed interiorizza lo Shri Yantra effettua una sorta di pellegrinaggio verso il centro o la vetta..Il senso di questo pellegrinaggio è la realizzazione del sacro nel profano…uno dopo l’altro si sollevano i veli che offuscano la Realtà suprema, e mentre la coscienza si espande, insorgono poteri paranormali che non devono essere fruiti.”

Lo Yantra di Visnu, il secondo Dio della trinità indù, con sopra iscritti i sacri simboli sonori