“ Des homes comme Saint Seraphim, Saint Francois d’Assise et
biend’autres, ont accompli dans leur vie l’union des Eglises.”
(Uomini come San Seraphim, San Francesco d'Assisi ed tanti altri, hanno accolto nella loro vita l' unione delle chiese. )
Quest’affermazione semplice e profonda di un metropolita
ortodosso ci offre la chiave dell’ecumenismo dei monaci, anzi di tutti.
Se non ho l’unità in me stesso come potrò mai pensare ( non
dico poi parlare) di unità fra i
cristiani? D’altra parte, cercando l’unità per tutti i cristiani io raggiungo
anche l’unità dentro di me.
L’eresia dell’individualismo: immaginarsi come un’unità
completamente autosufficiente e asserire questa immaginaria “unità” contro gli
altri. L’affermazione dell’io semplicemente come il “ non altri”. Ma quando
cerchi di affermare la tua unità negando di avere a che fare con gli altri,
negando ogni altra persona nell’universo finché non arrivi a te, che cosa ti
resta da affermare? E anche se ti rimane qualcosa da affermare, non avrai
piùrespiro per affermarlo. La via giusta
è proprio quella opposta: più io sono capace di affermare gli altri, dire “ si”
a loro dentro di me, scoprendoli in me e me in loro, più io sono reale. Sono
pienamente reale se il mio cuore dice “ si” a tutti.
Sarò cattolico migliore se non riesco a confutare ogni ombra
di protestantesimo, ma se riesco ad affermare la verità che esiste in esso ed
andare oltre.
Lo stesso con i musulmani, indù, buddhisti, ebrei…. Ciò non
significa sincretismo, indifferenza, amicizia svaporata e noncurante che
accetta ogni cosa senza pensare a nulla…Se affermo di essere cattolico
solamente col negare ciò che è ebreo…..alla fine troverò che non mi è rimasto
molto da affermare per dimostrare che sono cattolico; certamente non avrò il
soffio dello Spirito con cui affermarlo.
Un giorno Gandhi chiese: “ Come può essere fraterno chi crede
di possedere la verità assoluta?”… La storia del cristianesimo non fa che risollevare
di continuo questa domanda. Il problema
è questo: Dio si è rivelato agli uomini nel Cristo, ma si è rivelato anzitutto
come amore. La verità assoluta si può comprendere quindi come amore, ma non in
un modo che escluda l’amore. Solo chi ama può
star certo di essere sempre a contatto con la Verità, che in realtà è
troppo assoluta per essere capita dalla sua mente….La conoscenza gonfia l’uomo
come un pallone e gli conferisce una completezza precaria per la quale egli
crede di possedere tutte le dimensioni di una verità la cui totalità è negata
agli altri. E finisce perciò di sentirsi in dovere, in virtù della sua
superiore conoscenza, di punire o giudicare coloro che non partecipano alla sua
verità….
Tomas Merton - Diario di un testimone colpevole