giovedì 27 novembre 2014

Un aspetto sorprendente degli occidentali...

Kalachakra 2014, Momenti di stanchezza
Un aspetto sorprendente degli occidentali è che vivono come se non dovessero mai morire.
E muiono come se non avessero mai vissuto.
Tenzin Ghyatso, XIV Dalai Lama
Kalachakra 2014, Momenti di stanchezza

mercoledì 26 novembre 2014

Maestro e Discepolo - Una Totale Fiducia

L'ascolto dell'insegnamento, monastero di Hemis
Tutte le scuole buddhiste abbondano di aneddoti che testimoniano quanto sia importante il Maestro. Forse più che negli altri paesi, in Tibet il guru gioca un ruolo importantissimo; è infatti su di lui che grava il compito di condurre l'allievo sul sentiero più conveniente, sino alla soglia della conoscenza, della saggezza e del Risveglio.
Niente illustra meglio questa ricerca e questa relazione della celebre storia di Marpa e Milarepa, dove il Lama dalle esigenze durissime farà pagare cari all'allievo le sue ribellioni e colpi di testa giovanili, prima di concedergli le chiavi che faranno di lui non solo un grande asceta, ma anche un poeta i cui versi incantano ancora oggi.
Milarepa è l'esempio del perfetto yogi che ha compiuto il lungo percorso dai misfatti di una giovinezza turbolenta sino a prove durissime.
Ma per quanto la storia di Marpa e Milarepa sia rivelatrice  di un rapporto fuori dal comune per la personalità dei protagonisti e per la luce che getta sul singolare legame che si instaura fra maestro e discepolo è importante ricordare la parole del Buddha quando si tratti di rimettersi ad un guru per impegnarsi sul sentiero della conoscenza: " Non credere nulla solo perché l'ha detto un saggio, o perché  lo si creda generalmente, o perché sta scritto, o perché qualcun altro lo crede. Credi solo a quanto tu stesso giudichi essere vero, dopo averlo messo alla prova alla fiamma dell'esperienza"
Piccoli monaci, Kalachakra 2014

L'Iniziazione

Kalachakra 2014, Leh. Ladak


Il concetto di iniziazione tantrica del buddhismo tibetano differisce da quello occidentale. In occidente indicava la rivelazione di una saggezza interiore, di una conoscenza segreta trasmessa da un gruppo di iniziati.  Era una conoscenza superiore di verità sublimi nascoste ai comuni mortali.
Per contro l’iniziazione tantrica è una” trasmissione di potere”. Certamente il discepolo acquista una nuova visione delle cose e delle persone, comprende il senso dei simboli e gli viene rivelata una dimensione sconosciuta  di se stesso e dell’universo. Ma si tratta innanzi tutto di una acquisizione di poteri, una conoscenza di tecniche e di mezzi per captare l’energia del cuore di tutti gli esseri.  L’iniziato supero lo stadio della conoscenza teorica che egli già possiede per averla acquisita per i lunghi anni di studio presso il monastero; è ora necessario che egli metta in pratica la sua esperienza intellettuale che non è altro che la trascrizione di esperienze sopramentali realizzate dai maestri buddhisti nelle diverse epoche.
E’ il risveglio, la bodhi; l’iniziazione conferisce  il potere di scoprire la vera qualità essenziale degli eventi quotidiani, in sintesi della vita. L’iniziazione tantrica accorda il dono  della trasmutazione  delle energie vitali; si tratta di un potere sacro che entra nel corpo del discepolo, semi di possibilità psichiche che in seguito si svilupperanno dei livelli superiori, chiusi ai non iniziati.
Si comprende l’importanza del Guru, del Maestro (Bla-Ma),una fiducia assoluta regna fra maestro e discepolo. Quest’ultimo deve venerare il guru che possiede il potere sacramentale poiché egli diviene il Corso della Legge buddista  e il suo potere  costituisce una benedizione efficace, una protezione, una benedizione efficace, un aiuto che permette al discepolo di accedere al livello spirituale del guru stesso; nei riti tantrici d’iniziazione egli è assimilato alle Divinità invocate nel mandala.
In Tibet l’iniziazione alle diverse classi di Tantra prende il nome di uno degli oggetti utilizzati nel  rito stesso: la giara, la campanello, il dorje, il diadema.
L’iniziazione all’acqua consacrata e al diadema ha luogo nel kriya Tantra; l’iniziazione alla folgore ed alla campanella e al Nome ha luogo nelliniziazione del Charya Tantra, l’iniziazione irreversibile viene rivelata nello Yoga Tantra. Il Kalachakra di Shambala comprende sedici iniziazioni, vale a dire sette iniziazioni inferiori e nove superiori che sono estremamente segrete. Le iniziazioni conferite recentemente dal Dalai Lama includevano i primi sette livelli del Kalachacra.
Kalachakra 2014

domenica 23 novembre 2014

Il fulmine e La Campanella Vajra e Ghanta Il Metodo e La Saggezza **


 Monastero di Hemis, Ladak

La campanella, ghanta o drilbu gioca allo stesso tempo il ruolo di contrario e di completamento nel simbolo della conoscenza trascendente. Essa è il suono per eccellenza, ma richiama anche la Vacuità, senza riflessioni né ragionamenti. Dotata di un potere creatore grazie alla vibrazione ripercossa del mantra, la campanella  ha anche la funzione di provocare e attirare il Risveglio del cuore.

                                                                            Monastero di Hemis, Ladak

In un mondo retto dall’antinomia, dove non c’è giorno senza notte, nord senza sud, ponente senza levante, la coppia simbolica dorje drilbu rimanda l’immagine di contrasti interdipendenti, indissolubilmente uniti: è l’essenza originaria del Veicolo di Diamante, seme delle doppie unità delle apparenze contraddittorie tramite cui si manifesta. In taluni rituali, vajra e ghanta rappresentano i due diagrammi fondamentali, quasi inseparabili nell’universo buddhista, che sono i mandala  di Garbhadhatu e del Vajradhatu, cioè del mondo delle apparenze e quello delle energie spirituali.
E la combinazione di questi due aspetti è sempre essenziale per accedere al risveglio.


                                                                                 Mandala di Garbhadhatu

Il Fulmine e La Campanella Dorje e Drilbu Il Metodo e la Saggezza *



Museo Guimet, Parigi


Fulmine e campanella, vajra e ghanta, dorje e drilbu, sono gli oggetti più usuali del Veicolo di Diamante. Riti e cerimonie non sono concepibili senza di essi: dalla meditazione solitaria alle vaste assemblee che caratterizzano la vita delle comunità monastiche.
Il simbolo è associato all’incorruttibile purezza del diamante, alla verità che nessuna forza, né arma potrebbe distruggere.
Il fulmine nella mano destra del praticante è garanzia di stabilità  nel metodo, e la campanella nella mano sinistra ricorda la saggezza della Vacuità. L’equilibrio tra i due poli è ottenuto trasversalmente con le mudra, i gesti rituali. Nelle mani dei maestri  dell’interpretazione esoterica, questa coppia inseparabile rappresenta l’unità del potere maschile e dell’energia femminile, o, ancora, l’emblema dell’unità duale delle verità assolute e relative.
Il doppio dorje, o vajra incrociato, è interpretato come la Ruota della Buona Legge. Composto da due fulmini uniti al centro, esso materializza l’indistruttibilità dell’essenza di tutti i fenomeni, la comprensione totale della verità adamantina.
Il dorje orna molto spesso l’impugnatura della campanella, segno che le loro funzioni sono indissociabili nella pratica quotidiana. Il prototipo di questo di questo emblema per eccellenza del buddhismo tibetano è gelosamente conservato nel monastero di Sera, nei dintorni di Lhasa. E’ accessibile al pubblico una sola volta all’anno, in occasione di un’importante cerimonia. Sarebbe appartenuto allo stesso Padmasambhava… (continua)

Museo Guimet, Parigi

sabato 22 novembre 2014

Legge di Buddha....





Legge di Buddha,
splendente
nella rugiada della foglia
Issa (1763-1827)

Le Mudra




Le MUDRA

La parola Mudra significa “ sigillo” ma anche “ segno”, rivelando così la volontà, allo stesso tempo di sigillare e di manifestare, ossia di “tradurre” le parole in altri mezzi espressivi. Si tratta insomma di una sorta di alfabeto visivo che permette di andare all’essenziale al di la della parola.   Ci troviamo di fronte ad un’altra eredità indù, ma la sua interpretazione varia secondo le culture  e, come spesso accade nel mondo buddhista, la variante tibetana si presenta con proprie specificità.
In questa miriade di gesti, alcuni vanno memorizzati  perché permettono l’immediata identificazione di una effigie, collocandola in una famiglia o attribuendola ad una scuola.
Il gesto più diffuso nel mondo buddhista e l’anjali mudra che presenta le mani giunte all’altezza del petto.
Significa, insieme, saluto e venerazione; è caratteristico degli oranti e di talune divinità minori, ma soprattutto esso è ancora oggi il modo per eccellenza per salutare l’interlocutore in India, in Thailandia, in Birmania e in Tibet.
Buddhismo Tibetano, Simboli di una tradizione – Mondadori

Aereoporto di Nuova Delhi

giovedì 20 novembre 2014

Il Mantra



Dal sanscrito “man” che significa contemplazione, meditazione profonda, e “tra” che significa espandere, illuminare, il  Mantra è una formula sacra composta di brevi estratti dei Veda, di nomi dal significato mistico, preceduti o seguiti da fonemi di potenza, chiamati Bija Mantra, i quali inglobano un significato trascendente e non definibile in parole.
Colui che recita un Mantra entra nella contemplazione non soltanto del suono, ma anche del significato che esso implica, risvegliando in questo modo sia l’aspetto coscienziale, sia quello emozionale.
Ad esempio il Mantra tibetano “ Om Mani Padme Hum”, che risuona attraverso “le sei regioni dell’essere”, porta il praticante alla liberazione dalla ruota delle rinascite.
Questa litania millenaria è al contempo il simbolo della vita buddhista in Tibet e l’espressione di un modo di essere.
Per il comune fedele, la sua recitazione incantatrice basta ad assicurare il benessere spirituale qualora lo si reciti con devozione. Per l’adepto colto, la prolificità  dei numerosi significati di ciascuno dei suoni svela le mille sfaccettature della Realtà e dell’illusione.