mercoledì 24 dicembre 2014

Quei bambini Divini****



La Vita Contro La Morte



Dove sta dunque la differenza? Gesù, pur essendo uguale a Dio spogliò se stesso tanto da farsi servo inerme; si umiliò fino al punto estremo di accettare l’ignominia della morte in croce.


 Mentre Krishna, in tutta la sua esistenza umana, mantenne intatti i propri poteri divini, che gli permisero di distruggere fin da piccolo, i demoni inviati ad annientarlo; visse nel mondo come “  Colui che è sempre nella gioia” e scomparve dal mondo in tarda età, lasciandosi uccidere da una freccia tirata per sbaglio, quando la sua missione era compiuta.




Per questo i sentimenti che accompagnano il Janmashtami sono quelli di un’allegria talmente intensa da sfociare in baldoria. Mentre la gioia che accompagna il Natale, per quanto intensa, porta in sé una nota di intima malinconia dovuta alla consapevolezza che all’altro capo del Natale c’è la croce. Una croce che certo non esclude la beatitudine finale, il riscatto della resurrezione, ma che comunque getta la sua ombra fin sul natale: e in questo allontana quei sollazzi, quella frenetica allegria ed allegria che rallegrano invece il Janmashtami.



Articolo di Giampiero Comolli,
 in Yoga Journal, Dicembre 2007


martedì 23 dicembre 2014

Quei bambini Divini ***



I Luoghi della Natività


Gesù è in tutto e per tutto, una creatura che ha vissuto nella totalità l’esistenza di ogni uomo. Krishna è a sua volta apparso come un essere umano dalla vita piena, e del quale si conoscono le imprese, il luogo e la data di nascita e di morte. Tutti e due sono nati in condizioni difficili: Gesù in una povera mangiatoia, con il rischio di essere ucciso dal re Erode; 



Krishna in una prigione dove il malvagio zio Kamsa aveva rinchiuso  i suoi genitori, e da dove viene fatto fuggire miracolosamente per essere poi adottato da una coppia di mandriani. L'uno e’l’altro sono stati inviati sulla terra come Salvatori del’’umanità, giunti in mezzo a noi  per annunciarci il messaggio salvifico che “Dio è amore”. 

Entrambi quindi hanno presentato se stessi  come “ la resurrezione e la vita” che ci fa rinascere se ci affidiamo in  tutto a Lui (Gesù), o come L’Essere che ci dona felicità perenne se lo amiamo con passione fino al dono completo di noi stessi in Lui ( Krishna)....( continua)


 op.cit.

Quei bambini Divini**





Incarnazioni
In effetti una serie di corrispondenze sorprendenti fra queste due figure supreme del cristianesimo e dell’induismo la si può trovare facilmente. Innanzi tutto entrambi si presentano  come incarnazione di Dio. Gesù infatti è parola di Dio fatto carne, Figlio unigenito che il Padre, creatore del mondo, ha mandato a vivere per un tempo fra noi- Krishna è avatara, vale a dire discesa, manifestazione nel mondo terreno del  Dio supremo Vishnu,  il conservatore dell’universo, il custode del Dharma: quella norma eterna su cui si fonda l’esistenza del cosmo. Entrambi sono pienamente divini, Gesù tutt’uno con Dio Padre, tanto da poter dire: “ Chin ha visto me ha visto il Padre”.

 Parimenti Krishna è una piena manifestazione di Vishnu, tanto da poter essere considerato Dio stesso, nel suo aspetto personale ed originale. Allo stesso tempo ambedue sono pienamente umani…. ( continua)
Op. cit.

lunedì 22 dicembre 2014

Quei bambini Divini *



Nel 1921 lo scrittore inglese Edward Foster fra il 28 e 29 agosto assiste al Janmashtami: la grande festa che ogni estate si celebra in tutta l’India per salutare la nascita del divino Krishna, il Signore degli Yogi, L’Essere supremo sceso sulla terra sotto forma disalvifico fanciullo.

Foster rimane affascinato e sbalordito dal tripudio estatico, dalla sacra baraonda di risa e canti con cui una folla felice, senza distinzione di casta , accoglie l’annuncio che Dio, in quanto INFINITO AMORE s’è incarnato per salvare il mondo. E una volta tornato in Inghilterra sente il bisogno di dedicare un intero capitolo  del suo famoso romanzo “ Passaggio In India” alla descrizione della festa:” L’orologio batté  la mezzanotte, e simultaneamente esplose il suono stridulo della buccina, seguito da un barrire di elefanti …e tra lo spolverio dorato, l’incenso e le grida  L’Amore Infinito assunse la forma di SRI KRISHNA; e salvò il mondo. Tutto il dolore fu eliminato, non per gli indiani soltanto, ma per gli stranieri, gli uccelli, le grotte e le stelle; tutto divenne un gioire, un ridere; non erano mai esistiti né infermità né dubbio, incomprensione, crudeltà, paura…”. Ma una volta tornato in Inghilterra  Forster sente il bisogno di aggiungere un sottile commento sull’Induismo:” Sacrificando il buon gusto, questa religione ha raggiunto ciò che il Cristianesimo ha schivato: l’inclusione del divertimento. Tutto lo spirito e tutta la materia devono prendere parte alla salvezza, e se gli scherzi sono eliminati, il circolo è incompleto”.

 Così Forster finisce implicitamente per fare un paragone tra il nostro Natale e i Jannamashtami, e più generale fra Gesù e Krishna…. ( continua)

articolo di Giampiero Comolli
in Yoga Journal, dicembre 2007

 La descrizione del Janmashtami fatta dallo scrittore E. Forster si ntrova al cap. 33 del libro
" Passaggio in India"  ( Oscar Mondadori)

martedì 2 dicembre 2014

Iniziazione Kalachakra: Il Mandala (dKyil-‘Khor) **



Secondo la dottrina il termine mandala può essere scomposto in “ manda” essenza, e “ la”, atto del cogliere l’essenza, la linfa.
La tradizione tibetana classifica i Mandala in quattro categorie:
quelli che sono fatti di polveri colorate,


 quelli dipinti su tela
Chenrezig Thangka

quelli creati dalla meditazione
e quelli che sono rappresentati dallo stesso corpo umano, che dal discepolo viene considerato come un Mandala.

Quello creato dalla meditazione è riservato ai Maestri in totale possesso delle tecniche tantriche e che hanno raggiunto il samadhi, oppure per i discepoli eccezionali.
Per quanto riguarda l’iniziazione in cui si considera il proprio corpo come un Mandala, bisogna innanzi tutto aver ricevuto l’iniziazione in un Mandala interno così da poter ricevere l’iniziazione legata al Mandala corporeo. Il Mandala di polveri colorate è il più usato e si adatta all’iniziazione di uomini la cui coscienza  non è molto sviluppata o matura; è necessario che il discepolo elimini l’ignoranza  ed acquisisca i mezzi per seguire la via del mantra....( continua)