Per gli indiani Pueblo, i coraggiosi coloni del Sudovest, la struttura fondamentale della loro religione era il concetto basilare che ciascun uomo doveva mantenersi in armonia con Dio e con il creato.
Il primo sintomo di disarmonia era la malattia e quindi le cerimonie si centravano sulla guarigione dei pazienti, con lo scopo di alleviare non solo le loro pene, ma anche quelle di tutti gli altri componenti del gruppo.
Nel corso di alcuni riti i Pueblo disegnavano con colori in polvere composizioni circolari astratte di carattere sacro sul pavimento dei loro Kiva.
Quando le bellicose tribù Navaho conquistarono e sottomisero i pacifici Pueblo, ne copiarono i riti mischiando la loro mitologia nordica a quella ricchissima delle popolazioni del Sudovest fino a dar vita ad un insieme di miti di elevatissima qualità poetica
Le composizioni all'interno dei Kiva si trasformarono nelle famose " pitture sulla sabbia", che consistono di centinaia di disegni simbolici riprodotti a memoria con la stessa cura e concentrazione con cui un monaco tibetano realizza il suo mandala di sabbia.
Più che pitture esse sono in realtà degli altari, sui quali i Navaho raffiguravano oggetti sacri stilizzati, utilizzando solo la destra per sistemare i colori e iniziando sempre dal motivo centrale, procedendo verso l'esterno.
Le forme che cambiavano a seconda della cerimonia in corso, erano unificati dal concetto fondamentale della guarigione degli ammalati, ma venivano eseguite anche per invocare la pioggia e assicurare il raccolto.
Le pitture sulla sabbia variavano a seconda dei canti e delle cerimonie.
Le cerimonie che duravano a lungo- alcune protraendosi per nove giorni e nove notti- richiedevano pitture diverse ogni giorno.
Alla fine di ogni cerimonia giornaliera, la pittura sulla sabbia di quel giorno veniva distrutta e ne veniva eseguita una nuova.
Le analogie con il mandala Kalachakra sono sorprendenti
Tempi luoghi culture diverse e distanti
uniti dallo stesso simbolo
Il Cerchio
Il primo sintomo di disarmonia era la malattia e quindi le cerimonie si centravano sulla guarigione dei pazienti, con lo scopo di alleviare non solo le loro pene, ma anche quelle di tutti gli altri componenti del gruppo.
Nel corso di alcuni riti i Pueblo disegnavano con colori in polvere composizioni circolari astratte di carattere sacro sul pavimento dei loro Kiva.
Quando le bellicose tribù Navaho conquistarono e sottomisero i pacifici Pueblo, ne copiarono i riti mischiando la loro mitologia nordica a quella ricchissima delle popolazioni del Sudovest fino a dar vita ad un insieme di miti di elevatissima qualità poetica
Le composizioni all'interno dei Kiva si trasformarono nelle famose " pitture sulla sabbia", che consistono di centinaia di disegni simbolici riprodotti a memoria con la stessa cura e concentrazione con cui un monaco tibetano realizza il suo mandala di sabbia.
Più che pitture esse sono in realtà degli altari, sui quali i Navaho raffiguravano oggetti sacri stilizzati, utilizzando solo la destra per sistemare i colori e iniziando sempre dal motivo centrale, procedendo verso l'esterno.
Le forme che cambiavano a seconda della cerimonia in corso, erano unificati dal concetto fondamentale della guarigione degli ammalati, ma venivano eseguite anche per invocare la pioggia e assicurare il raccolto.
Le pitture sulla sabbia variavano a seconda dei canti e delle cerimonie.
Le cerimonie che duravano a lungo- alcune protraendosi per nove giorni e nove notti- richiedevano pitture diverse ogni giorno.
Alla fine di ogni cerimonia giornaliera, la pittura sulla sabbia di quel giorno veniva distrutta e ne veniva eseguita una nuova.
Le analogie con il mandala Kalachakra sono sorprendenti
Tempi luoghi culture diverse e distanti
uniti dallo stesso simbolo
Il Cerchio